Brusca frenata ai botteghini per il film su Steve Jobs, nonostante le buone premesse della vigilia. I dati di qualche settimana fa, quando la pellicola ha conquistato la media d’apertura più alta del 2015 in alcune sale USA, non è stata confermata dalla release nazionale. La produzione di Aaron Sorkin, per la regia di Danny Boyle, incassa nel primo weekend effettivo di distribuzione 7.3 milioni di dollari, contro i 30 milioni necessari per produrlo. Una battuta d’arresto che ha stupito anche la critica, dati i record di qualche giorno fa.
Il nuovo film su Steve Jobs continua a essere al centro delle attenzioni e, spesso, anche delle polemiche. Dalle défaillance ormai celebri per la definizione del cast, tra cui si annovera il rifiuto di Christian Bale, e le tensioni a distanza con Tim Cook, la pellicola sta dividendo la critica e gli spettatori. A inizio ottobre il lungometraggio, con Micheal Fassbender nel ruolo dell’iCEO, è stato rilasciato in alcune selezionate sale, dove ha segnato il record d’apertura negli USA del 2015. Un fatto che ha lasciato ben sperare per la successiva release a livello nazionale, avvenuta lo scorso 23 ottobre, tuttavia sconfessata dai risultati ai botteghini: gli incassi sembrano essere sotto alle aspettative. Nell’appena concluso weekend, infatti, il film raggiunge i 7.3 milioni di dollari, contro i 19 milioni inizialmente attesi.
A differenza delle iniziali sale strategiche, l’apertura a 2.000 cinema statunitensi non è riuscita a catturare le attenzioni del pubblico, tanto che il film si attesta su simili risultati d’apertura del precedente “Jobs”, la pellicola con Ashton Kutcher sbarcata ai botteghini con 6.7 milioni di dollari. Potrebbero essere molteplici le motivazioni relative alla frenata, anche se il giudizio definitivo dovrà ovviamente giungere nel lungo periodo, poiché la produzione ha tempo e chances per risollevarsi.
Innanzitutto, nella prima tornata di distribuzione vi potrebbe essere stato un effetto sovradimensionato, dovuto sia al numero esiguo di sale, sia al richiamo dei fan più accaniti per una proiezione in anteprima. Si prosegue, quindi, con le diverse polemiche che hanno avvolto la produzione, un fatto che ha forse alimentato disinteresse nel pubblico, ma anche una trama troppo complessa. Brent Lang, reporter senior di Variety, così lo definisce:
Troppo cerebrale, troppo freddo e troppo caro per renderlo un successo.
Un altro aspetto da tenere in considerazione, forse il più pregnante seppur spesso dimenticato dalla critica USA, è come la sovraesposizione di Jobs possa aver generato disinteresse nel grande pubblico. Tra documentari indipendenti, produzioni televisive, biografie ufficiali e non, un lungometraggio uscito un paio di anni fa e l’ultimo fresco di proiezione, i media hanno forse puntato troppo sulla carta Jobs. Un fatto che sembra ricollegarsi alle preoccupazioni espresse qualche settimana fa da Tim Cook, il quale ha definito l’eccessiva esposizione sui media come “opportunista”.
Sempre Variety riporta le parole che Nick Carpou, a capo della distribuzione di Universal, avrebbe pronunciato per commentare l’apertura:
Continueremo a supportare il film sui mercati dove si sta dimostrando forte e continueremo a farlo aggressivamente e attivamente.
Non resta che attendere, quindi, i risultati dei prossimi weekend di programmazione, nonché l’apertura della distribuzione a livello internazionale.