Google ha annunciato inizialmente il progetto Brillo dal palco dell’evento I/O 2015 andato in scena a fine maggio. Ricapitolando, si tratta di un sistema operativo basato su Android e che mira alla Internet of Things, pensato per favorire l’interazione fra i dispositivi che circondano l’utente, in ambito domestico e non solo. È progettato per funzionare senza intoppi su prodotti con specifiche quasi minimaliste, come 32 MB di RAM o memoria interna da 128 MB.
Oggi, a cinque mesi dalla presentazione, il gruppo di Mountain View ha messo online un sito ufficiale che invita gli sviluppatori a prendere parte ad una prima fase di test della piattaforma, sperimentandone le potenzialità e immaginandone l’impiego nella vita di tutti i giorni, soprattutto nel contesto domestico. Le prime indicazioni dal punto di vista tecnico parlano di una piena compatibilità con i processori dotati di architetture ARM, Intel x86 e MIPS. Il progetto è interamente open source e bigG promette per il futuro il rilascio di aggiornamenti con una cadenza regolare pari a sei settimane. Ancora, il developer kit si basa su Ubuntu 14.04 e sugli strumenti per sviluppatori dell’ecosistema Android, compreso ADB (Android Debug Bridge).
Alcuni device che potrebbero beneficiare delle funzionalità legate a Brillo sono, ad esempio, quelli appartenenti al settore delle smart home, come le lampadine LED per l’illuminazione della casa con tecnologia smart che possono essere controllate attraverso un’applicazione da smartphone e tablet (sfruttando il protocollo Weave), ma anche i circuiti di videosorveglianza accessibili da remoto o gli apparati per la regolazione della temperatura all’interno delle stanze, Nest in primis. A questi si devono poi aggiungere tutti quelli per l’intrattenimento, come soundbar, televisori, speaker wireless e molto altro ancora. Il tutto mettendo a disposizione dell’utente finale soluzioni caratterizzate da una notevole rapidità nel processo di istallazione e configurazione, oltre che dalla semplicità nell’utilizzo.