Occorre disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali. Lo ha ribadito il garante della Concorrenza, Giovanni Pitruzzella, in risposta a un quesito posto dal ministero dell’Interno su richiesta del Consiglio di Stato. C’è di mezzo la legge annuale sulla concorrenza e una possibile futura legge quadro per il trasporto delle persone mediante servizi non di linea. Si sa, se si parla di questo tipo di mobilità si parla innanzitutto di Uber, ma non solo. E le parti in campo, dopo un periodo di apparente immobilità, si stanno nuovamente muovendo.
Almeno una regolamentazione minima. L’antitrust italiano insiste, ogni volta che ne ha l’occasione, per promuovere la sua visione inclusiva – i pessimisti direbbero di “riduzione del danno” – rispetto alle piattaforme online per il trasporto delle persone. L’autorità garante pensa che ormai esista un «terzo genere» oltre ai tassisti e ai conducenti privati, i cosiddetti Ncc, che lo sviluppo delle applicazioni ha introdotto nel sistema. Uno sguardo altro e anche alto, perché non si ferma allo stato di inibizione della sentenza su UberPop, né alle polemiche sindacali o alle battaglie su altri servizi, del passato, recenti o possibili. Per Pitruzzella e l’authority la via maestra per evitare che persone comuni facciano gli autisti senza garanzie minime è occuparsi di quelle garanzie, non fermare l’innovazione. In modo da consentire, dice nel suo comunicato, «un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore».
Ncc e Van legittimi, UberPop questione di garanzie
Chiara anche la distinzione operata dall’autorità garante, che nella sua risposta resta nei pressi di quanto detto anche dall’autorità dei trasporti. Quanto ai servizi UberBlack e UberVan che si differenziano tra loro per la diversa tipologia di veicoli utilizzati – le berline fino a quattro posti il primo e i mini-bus o monovolume da cinque posti in su l’altro – l’Antitrust ribadisce «la legittimità, in assenza di alcuna disciplina normativa, della piattaforma, trattandosi di servizi di trasporto privato non di linea, come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato». La stessa Autorità giudica di fatto inapplicabili gli obblighi stabiliti dalla legge vigente:
Una piattaforma digitale che mette in collegamento tramite smartphone la domanda e l’offerta di servizi prestati da operatori Ncc non può infatti per definizione rispettare una norma che impone agli autisti l’acquisizione del servizio dalla rimessa e il ritorno in rimessa a fine viaggio.
Per quanto riguarda UberPop l’antitrust si richiama all’ordinanza del Tribunale di Milano, evidenziando che l’attività in questione non può essere svolta a discapito dell’interesse pubblico: sicurezza delle persone trasportate, efficienza delle vetture e idoneità dei conducenti, coperture assicurative. L’invito è verso il Parlamento:
L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato invita il legislatore ad adottare una regolamentazione minima di questo tipo di servizi, con l’intento di sottolineare con forza gli evidenti benefici concorrenziali e per i consumatori finali derivanti da una generale affermazione delle nuove piattaforme di comunicazione (…) una maggiore facilità di fruizione del servizio di mobilità, una migliore copertura di una domanda spesso insoddisfatta, una conseguente riduzione dei costi per l’utenza e, nella misura in cui si disincentiva l’uso del mezzo privato, un decongestionamento del traffico urbano.
In altre parole, il Parlamento per ora fa orecchie da mercante, soprattutto pensando al Giubileo, invece di occuparsi del tema. L’antitrust invita a non tergiversare, e fa anche delle proposte.
Il commento di Boccadutri
Se c’è un parlamentare che accoglie volentieri queste parole è Sergio Boccadutri. Il responsabile del PD sull’innovazione è firmatario di una proposta di legge, ed è riuscito qualche settimana fa a far votare un ordine del giorno che impegna il governo a metter mano alla questione. Anche se, è bene dirlo, un ordine del giorno è cosa assai meno impegnativa di un decreto legge. Il suo commento alle parole dell’autorità per la concorrenza rafforza l’opinione del deputato che la legge che porta lo stesso nome e obiettivo sia la sede idonea per riformare almeno in parte il sistema.
Già l’Antitrust in audizione sul ddl Concorrenza aveva esplicitato la necessità di regolamentazione del fenomeno delle piattaforme tecnologiche di mobilità. Oggi interviene in modo molto più puntuale, precisando la necessità di rivedere la normativa per quanto riguarda la possibilità concreta di utilizzo di queste piattaforme da parte degli Ncc; indica inoltre la necessità di una normazione, seppur minima, per consentire l’utilizzo di servizi di mobilità non professionali come ad esempio UberPop, sempre guardando all’interesse dei consumatori.