Con un documento di 130 pagine, Google replica alle accuse mosse dall’antitrust europea in merito ai presunti abusi di posizione dominante per quanto riguarda l’attività del motore di ricerca nel vecchio continente, in particolare con riferimento alle SERP relative allo shopping, per le quali la società avrebbe penalizzato la concorrenza dando priorità ai propri link e servizi. La sanzione potrebbe essere salata, molto salata, fino a toccare i 6,6 miliardi di dollari, ovvero il 10% del volume d’affari mosso dal gruppo a livello globale.
La società californiana si è già espressa sulla questione, nei mesi scorsi, assumendo una posizione ufficiale. La replica diramata oggi spiega nel dettaglio perché la multa non sarebbe applicabile. In estrema sintesi, la normativa a cui si fa riferimento cita in maniera chiara ed esplicita una “trading relationship”, ovvero la relazione che intercorre tra il fornitore di un servizio e i suoi clienti. Secondo bigG, essendo il motore di ricerca uno strumento accessibile e fruibile in modo del tutto gratuito dalla collettività, questa condizione è assente: si può dunque parlare di utenti, ma non di clienti.
Interpellato sull’argomento dalla redazione di Reuters, il portavoce della Commissione Europea, Ricardo Cardoso, non ha rilasciato alcun commento. Al Verney di Google, invece, si è limitato a dichiarare che l’azienda non ha nulla da aggiungere al comunicato in merito diffuso nel mese di agosto.
Nella documentazione si parla anche in modo critico di come l’organismo europeo non abbia fornito una spiegazione chiara del perché le proposte inoltrate da Google nel mese di gennaio per chiudere la vicenda con una stretta di mano siano state respinte al mittente. A questo punto, le realtà di terze parti coinvolte nella questione avranno tempo fino alla fine del mese per fornire ulteriori feedback, dopodiché la Commissione si pronuncerà in via ufficiale.