Era proprio Uber. La campagna sulla Linea-U, una fantomatica linea metropolitana virtuale e personalizzata che era stata promossa a Roma con tanto di flash-mob e pubblicità sui giornali, ha svelato la sua ideatrice: la multinazionale del ride sharing torna con un nuovo prodotto sperimentale in tre fasi. Se funzionerà, il Giubileo romano conterà su un addizionale mezzo di trasporto privato.
La grossa novità di questo particolare prodotto – riassumibile come un Uber Black collaborativo – è che non solo vuole lanciarlo in occasione del grande evento nella Capitale, ma vuole farlo misurato sulle esigenze della città e dei suoi cittadini in un vero e proprio processo di crowdsourcing. Questo fa di Linea-U una novità Uber a livello mondiale. Non c’è nessun altro prodotto della società che gli somigli e se funzionasse non è escluso possa essere scalabile in altri contesti.
https://twitter.com/Uber_Italia/status/669169436503461888
Come funziona
Annunciata a settembre sotto il nome di “Uber Giubileo” la Linea U è pensata come una ramificazione di fermate ideali servita on-demand da autisti Ncc. La prima fase di crowdsourcing si concluderà il 9 dicembre, dal 10 al 24 dicembre inizierà la prova su strada. Se il servizio verrà apprezzato, proseguirà nei mesi successivi e verrà integrato al resto. Carlo Tursi, general manager di Uber, ne parla come una possibile risposta a una città che non sembra preparata ad accogliere 33 milioni di visitatori:
Siamo partiti qualche giorno fa lanciando una call to action alla città senza rivelarci, senza dire che dietro c’eravamo noi per dimostrare che un bisogno di mobilità esiste a prescindere dalla nostra appplicazione. Oggi stiamo coinvolgendo Roma in un esperimento di mobilità partecipativa, in tantissimi stanno votando sul sito condividendo con noi il loro sogno: 8 fermate per trasformare Roma in una città veramente accessibile. Quello che più ci sta a cuore è che ognuno possa scegliere come muoversi senza necessariamente essere costretto a passare ore imbottigliato nel traffico o alla ricerca di un parcheggio.
Linea-U racchiude tutto quanto piace e funziona nell’epoca della sharing economy: c’è gamification ed engagement dei potenziali clienti – tanto che si notano già su Twitter e Facebook molte linee U personalizzate – è crowdsourcing, trasversale nella comunicazione, crea la domanda prima dell’offerta partendo però da un bisogno reale: il 58% dei romani ritiene che alla città manchi un trasporto pubblico efficiente. Non sembra avere difetti, se non il solito: i tassisti non lo ameranno affatto.
Non è UberPop
Linea-U non dovrebbe avere gli stessi problemi del prodotto inibito mesi fa dopo la sentenza di Milano. Alcuni punti sono superati perché i driver selezionati dalla società saranno professionisti (sono già iniziati i colloqui per reclutarli, al momento è impossibile dire quanti saranno). Restano in campo le criticità della legge sui trasporti del ’92, che ormai fa acqua da tutte le parti, cioè il ritorno dell’auto in rimessa, e vanno aggiunti gli standard di sicurezza e garanzia e in generale la questione fiscale che è sempre stata poco tollerata da chi lavora nello stesso settore con obblighi differenti. Tuttavia, Linea-U sembra essere pensato bene, facendo tesoro delle critiche di questi ultimi mesi. Si vedrà se questa formula reggerà allo stress-test dei ricorsi che certamente arriveranno da parte delle associazioni che fin qui hanno osteggiato la multinazionale.