Secondo i dati diffusi dalla Brain Aneurysm Foundation, gli aneurismi sono responsabili ogni anno di circa 500.000 decessi a livello mondiale e altri sei milioni di persone convivono quotidianamente con questo tipo di rischio, senza esserne a conoscenza. Un potenziale problema per tutti, che in futuro potrà essere affrontato in fase di trattamento chirurgico anche grazie alle nuove tecnologie, come quelle legate al mondo delle stampanti 3D.
A dimostrarlo è il progetto condotto dal Jacobs Institute di Buffalo (New York) in collaborazione con Stratasys (società che controlla MakerBot), che mira a riprodurre un modello in tre dimensioni della porzione di sistema vascolare interessata. Questo permette al personale medico di effettuare una simulazione dell’intervento a cui andrà sottoposto il paziente con un’operazione di neurochirurgia, identificando in anticipo eventuali complicazioni potenzialmente fatali. Un esperimento a cui partecipa la paziente statunitense Teresa Flint, che a causa di un’aneurisma soffre di forti emicranie e seri disturbi all’apparato visivo. La sua testimonianza è raccolta nel video in streaming di seguito.
Il modello, realizzato in materiale fotopolimerico in modo da risultare simile a quello organico, si basa sulla conformazione dei tessuti rilevata mediante un esame di angiografia cerebrale. L’impiego delle stampanti 3D, in questo caso, non è finalizzato a rimpiazzare una parte danneggiata o irrecuperabile, bensì a fornire al team di chirurghi una replica il più possibile fedele a quella reale della porzione di cervello che andrà poi ad essere interessata dall’intervento vero e proprio. Stando ai responsabili del progetto, un approccio di questo tipo consentirà di ridurre al minimo i rischi per il paziente, calibrano la strategia operativa in maniera ottimale sulla base dei feedback raccolti dalla fase di test preliminare, in tutta sicurezza.