Un risultato che le dichiarazioni di Donald Trump sono certamente riuscite a raggiungere è quello di compattare una parte consistente dell’opinione pubblica, unita nel condannare proposte xenofobe e anacronistiche. Il mondo online non fa eccezione: dopo l’intervento in merito da parte di Mark Zuckerberg, numero uno di Facebook, anche il nuovo CEO di Google si è espresso con una lettera aperta. Il candidato repubblicano non viene mai nominato direttamente, ma il riferimento alla sua visione delle questioni legate a terrorismo e immigrazione è piuttosto chiaro.
Non dobbiamo permettere alla paura di sconfiggere i nostri valori. Noi sosteniamo i musulmani e le altre minoranze, negli Stati Uniti e nel mondo.
Quello relativo alle minoranze è un tema sul quale bigG è intervenuta più volte in passato, lo scorso anno con la pubblicazione di un report in cui si focalizza l’attenzione sui dipendenti. Sundar Pichai basa la propria riflessione sull’esperienza personale che in passato lo ha visto migrare dal paese d’origine, l’India, verso gli Stati Uniti, da sempre ritenuti la terra delle opportunità. L’apertura nei confronti di chi arriva da altre parti del mondo, secondo il CEO, è uno dei valori più nobili degli USA e ciò che ha reso possibile la creazione di una società multietnica, fondata sul concetto che la diversità costituisce innanzitutto una ricchezza.
Sono arrivato negli Stati Uniti, dall’India, 22 anni fa. Sono stato abbastanza fortunato da poter entrare in un’università qui e, con il passare del tempo, ho imparato che lavorando duramente si spalancano delle porte. Ho costruito la mia carriera, la mia famiglia e la mia vita qui. Mi sono sentito parte di questo paese esattamente come se fossi cresciuto in India.
Garantire a chi ne necessita l’accoglienza e la possibilità di esprimere liberamente le proprie visioni è dunque di fondamentale importanza, indipendentemente dal fatto che si tratti di un’azienda operante nell’ambito hi-tech o degli organismi preposti al governo di un territorio. Lasciarsi influenzare dalla paura e chiudersi in se stessi, secondo Pichai, conducono ad odio, intolleranza e negano opportunità di evoluzione.
Le sua parole sono in linea con quelle di Eric Schmidt, altro nome di rilievo dell’universo Google. Dal chairman è arrivato nei giorni scorsi un appello ai governanti e ai responsabili delle realtà tecnologiche, per far sì che le risorse a disposizione siano impiegate in nome del progresso e per difendere lo spirito di tolleranza, requisito fondamentale di ogni società che possa definirsi civile.