Il panorama della fotografia tradizionale, amatoriale e professionale, ha subito contraccolpi non indifferenti negli ultimi 10-15 anni, dapprima con la crescita progressiva del settore digitale e, in ultimo, con l’aumento della qualità fotografica a disposizione degli smartphone di fascia alta. I primi a pagarne le conseguenze sono stati marchi storicamente legati alle vecchie tecnologie, fra cui Fujifilm, il cui core business si basava, fra le altre attività, sulla produzione di pellicole.
Per fortuna, una ristrutturazione intelligente e lungimirante ha permesso al produttore giapponese di superare brillantemente la crisi iniziata già nel 2003, permettendo anzi di fare propria un’importante fetta del mercato delle fotocamere digitali. In particolare, Fujifilm ha acquisito notorietà e consensi per l’introduzione, appena cinque anni fa, della Serie X, la gamma di fotocamere mirrorless dalle funzionalità avanzate – adatte anche ai fotografi professionisti in cerca di un secondo corpo più maneggevole di una reflex – e dal design retrò ormai divenuto un marchio di fabbrica.
In occasione del quinto anniversario della Serie X, Fujifilm ha voluto cominciare l’anno in attacco, radunando per la prima volta a Tokyo, presso il Midtown Business Center, la stampa internazionale per presentare i modelli di punta del 2016 (di cui si è parlato in precedenza), fra cui spicca sicuramente l’attesa nuova ammiraglia X-Pro2.
Linea diretta con gli utenti
Fujifilm ha lavorato decisamente bene in questi cinque anni, con un approccio diverso e, per certi versi, unico nel panorama fotografico e tecnologico, aprendo un canale diretto con i propri utenti, professionali e non, per raccogliere suggerimenti e critiche in maniera aperta e costruttiva.
In un mercato che ha visto il calo del 40%, è essenziale presentare al pubblico proposte tecnicamente e qualitativamente valide, ma che siano al contempo facili da usare, così da essere una porta verso la creatività anziché una barriera, come ha dichiarato Toru Takahashi, Director Fujifilm.
Affiancando un pool di fotografi professionisti (gli X-Photographer) al team di sviluppo tecnologico, l’azienda giapponese ha dunque impiegato diversi anni nel tentativo di migliorare la propria gamma, preferendo a una strategia aggressiva (lancio annuale di modelli aggiornati) la certezza di poter offrire qualcosa di veramente valido e innovativo solo quando realmente pronti. Ne è un esempio la stessa X-Pro2, attesa per lungo tempo, ma tenuta in una sorta di cantiere aperto per oltre due anni prima che fosse ritenuta pronta a soddisfare le esigenze dei consumatori, vecchi e nuovi.
Altra strategia vincente, nel frattempo, è stata quella di non abbandonare gli attuali utenti aggiornando costantemente i firmware dei suoi prodotti man mano che venivano individuati problemi o nuove soluzioni per lo scatto. Non a caso, la X-E2 ha appena ricevuto un aggiornamento che introduce un miglioramento per l’autofocus.
A questo si aggiunge un clima di partecipazione e di comunione di intenti raro nel panorama aziendale internazionale, e ancor più in quello asiatico-giapponese, dove ogni membro del team viene incentivato a condividere idee e valutazioni con gli altri, a prescindere dal livello e dal ruolo di ciascuno, come ha raccontato un orgoglioso Guglielmo Allogisi, General Manager Electronic Imaging di Fujifilm.
Tanta innovazione al servizio della qualità
A ben vedere, il sistema Fujifilm paga, a cominciare dalla nuova ammiraglia. La X-Pro2 adotta, infatti, un innovativo sensore X-Trans CMOS III da 24.3 megapixel (con filtro colore riprogettato per ridurre l’effetto moiré, nonostante l’assenza del filtro passa-basso) e per aumentare la risoluzione colore; un nuovo processore di immagini X Processor Pro, quattro volte più veloce dei processori convenzionali; qualità elevata anche ad alti valori ISO (fino a 12800); il primo mirino ibrido al mondo – Hybrid Multi Viewfinder – sia ottico sia elettronico; un nuovo otturatore a tendina con velocità massima di 1/8000 e sincronizzazione flash fino a 1/250; scatto continuo fino a 8 fps; un corpo macchina rivisto fin dalla disposizione di tutti i pulsanti (ora sul lato destro e accessibili col pollice) con l’aggiunta di un mini-joystick e un secondo slot per la memoria SD e struttura in lega di magnesio resistente a urti e condizioni atmosferiche avverse.
C’è poi la X-E2S, l’ultima nata delle mirrorless premium della Serie X dotata di Real-Time Viewfinder (con ingrandimento 0,62x e ritardo di appena 0,005 secondi), processore di immagine EXR Processor II, sensore CMOS II APS-C X-TransTM con rilevazione di fase, nuovo sistema AF con Zone e Wide/Tracking in aggiunta al punto di messa a fuoco singolo (77 punti totali selezionabili), sensibilità fino a 51.200 ISO, interfaccia grafica semplificata e impugnatura migliorata. Il tutto in soli 350 grammi e con a disposizione ben 21 obbiettivi FUJINON X-mount.
Segue la compatta X70 con lente FUJINON 18.5mm F2.8 a focale fissa, sensore APS-C X-Trans CMOS II e processore di immagine EXR Processor II con Lens Modulation Optimizer (LMO), che corregge gli effetti di diffrazione e rilevazione di fase AF da 0,1 secondi, e tele-converter digitale per passare dalla focale fissa da 28mm a 35mm e 50mm. Inoltre la X70 è la prima fotocamera della serie X ad adottare un pannello touchscreen LCD orientabile di 180° adatto anche ai selfie, con funzionalità Touch Shot e Focus Area Selection, ed è anche la più piccola della gamma, pesando appena 340 grammi.
Infine, Fujifilm ha presentato la nuova FinePix XP90, la compatta rugged (resistente a polvere, cadute da 1,75m e temperatura fino a fino -10°C) da soli 203 grammi, ideale per le vacanze ed equipaggiata con lenti FUJINON ad alta definizione; il nuovo flash EF-X500 orientabile – TTL/Manual/Multi, 50/164 (ISO100・m/ft.), temperatura colore 5600K, compensazione dell’esposizione -5.0 – +5.0 –; il super-tele FUJINON XF100-400mmF4.5-5.6 R LM OIS WR da 21 elementi in 14 gruppi per 1,4 Kg di peso, con sistema di stabilizzazione dell’immagine da 5.0-stop.
Come nasce una Serie X
Cosa più unica che rara, è stato possibile constatare con occhi (e con mano – qui sono disponibili gli hands-on della X-Pro2 e della X70) come nasce una Serie X visitando la fabbrica Fujifilm nei pressi di Sendai.
L’occasione è stata illuminante e ha dato la possibilità di constatare il processo produttivo delle Serie X, che per la cronaca è quasi interamente fatto a mano. Gli ampi ambienti, silenziosi e operosi, sono organizzati con massima efficienza su catena di montaggio. I vari componenti elettronici vengono minuziosamente assemblati fino al momento della chiusura ermetica del corpo macchina e alla stesura con colla a caldo del rivestimento esterno in pelle. Durante le varie fasi, un rigido controllo della qualità viene eseguito sia sul software sia sulla qualità.
Lo stesso processo è replicato per la produzione delle lenti, stavolta eseguito in un ambiente asettico, indossando tute e cuffie isolanti, onde evitare che polvere e micro umidità si depositassero sui componenti ottici.