Fotografare significa, letteralmente, disegnare con la luce. Non importa che nello scatto vi siano persone, oggetti, paesaggi, edifici o animali: quando si inquadra e si preme il pulsante dell’otturatore, ciò che si ottiene è un punto di vista estremamente personale e soggettivo del mondo, filtrato attraverso gli occhi di un osservatore. Un’interpretazione della realtà, mai la realtà stessa, ma una sua lettura inevitabilmente soggettiva. È proprio questo a rendere la fotografia un mezzo d’espressione tanto potente da poter veicolare qualsiasi tipo di messaggio, sensazione o emozione.
La fotografia ai tempi del mobile
Un concetto applicabile alle prime sperimentazioni del XIX secolo, valido ancora oggi ogni volta che si inquadra e si scatta. Una precisazione è però d’obbligo: fotografare con lo smartphone o con un apparecchio dedicato esclusivamente a questo tipo di pratica non è affatto la stessa cosa. Ci sono differenze prettamente tecniche che caratterizzano l’una e l’altra categoria, dalla dimensione del sensore per forza di cose più contenuta in un telefono alla libertà d’azione su parametri come tempi e diaframmi, fino alla versatilità delle ottiche di cui si può disporre con una reflex o mirrorless. E non ci si faccia ingannare dal numero dei megapixel.
La premessa è doverosa. Non per affermare che la fotografia in mobilità sia un’arte meno nobile rispetto a quella tradizionale, ma semplicemente per sottolineare che svolge un’altra funzione. Risponde ad un’esigenza relativamente nuova, nata e cresciuta di pari passo con la diffusione delle dinamiche “social”. Poter avere sempre con sé, in tasca, una fotocamera, ha messo una potente forma d’espressione a disposizione di tutti, l’ha resa universalmente accessibile.
Una casa per le foto
Nuovi mezzi di comunicazione, inevitabilmente, richiedono nuovi strumenti di supporto. Questo spiega il successo di piattaforme come Instagram e la nascita di servizi come Google Foto. Il primo si struttura sulla naturale esigenza di condividere quanto scattato, il secondo a quella di dover gestire in maniera comoda e intuitiva una quantità di immagini in costante crescita.
Google Foto beneficia dell’esperienza maturata nel corso degli anni dal gruppo di Mountain View con Picasa ed evolve il concetto di cloud storage in ambito fotografico. Non solo è uno spazio profondamente integrato con Drive dove riversare gli scatti, ma costituisce una finestra sulla propria libreria studiata per semplificare l’interazione da parte dell’utente. Dalla catalogazione dei file all’editing, dalla composizione automatica di album o collage alla condivisione, senza dimenticare la ricerca visiva che rende quasi obsoleto l’impiego dei tag: anche chi non ha esperienza o competenze tecniche può sperimentare senza difficoltà gli strumenti offerti.
Il principale punto di forza è però costituito dalle modalità di accesso alla raccolta fotografica. Non più una directory nel disco fisso del computer in cui riversare le immagini, ma uno spazio online che permette di sincronizzare foto e video su tutti i dispositivi utilizzati: dal PC allo smartphone, dal tablet al televisore (per chi, ad esempio, usa Chromecast), fino al browser con l’interfaccia all’indirizzo photos.google.com.
Google Foto: la storia
Quello di Google è un servizio in continua evoluzione. Dal lancio in occasione dell’I/O 2015 sono già state introdotte nuove funzionalità e caratteristiche, alcune delle quali basate sui feedback raccolti dalla community di utenti. Per capire quali, è sufficiente ripercorrere la cronologia degli aggiornamenti pubblicati in merito su queste pagine.
- 19/01/2016: Dalla Fotocamera a Google Foto;
- 11/12/2015: arrivano gli Album Condivisi;
- 07/12/2015: supporto a Photo Sphere sul Web;
- 17/11/2015: l’app libera la memoria interna;
- 09/11/2015: l’acquisizione di Fly Labs;
- 21/10/2015: 100 milioni di utenti mensili;
- 29/09/2015: Chromecast, tag e sharing;
- 28/05/2015: il lancio.
Le tendenze
Nel 2015 sono state scattate 1.000.000.000 di fotografie (mille miliardi), ovvero una media di oltre 130 per ogni essere umano del pianeta. Un numero sufficientemente elevato da poter tracciare un profilo di quelli che sono usi e tendenze, in particolare per quanto riguarda l’ambito mobile. Focalizzando l’attenzione ancora più nel dettaglio sul servizio di Google, emerge che lo spazio occupato è complessivamente pari a 3.700 TB (16 GB al giorno per 637 anni), i cani sono gli animali maggiormente immortalati e il trend del #foodporn continua nella sua parabola ascendente. Parigi, New York e Barcellona, infine, sono le tre città che maggiormente stimolano i fotografi mobile.