Facebook Instant Articles apre a tutti. Dopo un anno circa di test, grazie alla collaborazione di alcune importanti testate giornalistiche (La Stampa per l’Italia), il servizio è pronto ad aprire i battenti in modo ufficiale. L’annuncio arriva direttamente da Facebook: a partire dal 12 aprile prossimo, data della F8 Conference, il programma sarà aperto a qualsiasi “publisher” interessato. Per “publisher” si intendono tanto gli editori quanti i blogger: chiunque consideri una opportunità il servizio potrà approfittarne offrendo i propri contenuti al social network di Mark Zuckerberg.
E c’è da starne certi: le settimane che anticiperanno l’apertura saranno dense di opinioni e di analisi comparative, con il mondo editoriale pronto a dividersi sulla questione di principio per cui sia intelligente o meno affidare i propri destini a Facebook. E con ogni probabilità saranno poi soltanto i test a stabilire ove stia l’opportunità e dove il mero rischio.
Facebook Instant Articles: come funziona
Il principio è di per sé semplice: qualora un editore lo desideri, potrà pubblicare i propri contenuti direttamente su Facebook. Non occorrerà dunque correre alla ricerca del click per monetizzare l’utente contattato sul social network, poiché la monetizzazione sarà immediata: o tramite un proprio inserzionista (conservando il 100% dell’introito) o tramite un inserzionista offerto da Facebook (incassando il 70% dal sistema Facebook Audience Network), il contenuto sarà comunque monetizzato attraverso l’apposita app del social network (per Android o per iOS).
Quel che Facebook guadagna dal progetto Instant Articles è una serie di contenuti premium con cui migliorare l’esperienza di lettura della propria community, aumentando il grado di coinvolgimento e il tempo passato sulle proprie pagine. In cambio Facebook offre una community potenziale da un miliardo e mezzo di persone e al tempo stesso un’esperienza di lettura mobile estremamente veloce. La velocità, si sa, è un parametro sul quale si gioca gran parte della partita mobile: se Facebook si occupa di impaginazione, gestione del traffico (fino a 10 volte più veloce) e qualità dell’esperienza di lettura, allora già sono risolti molti dei problemi che un editore potrebbe incrociare.
Veloce, responsive, interattivo, immersivo, semplice, scalabile: così Facebook descrive il proprio servizio, promettendo un rapporto con i partner tale per cui questi ultimi restano in pieno controllo dei propri dati di traffico (e di monetizzazione) e pienamente in grado di personalizzare le proprie pagine. Facebook Instant Articles è disponibile per iPhone e Android e ad oggi offre le “storie” pubblicate da New York Times, National Geographic, NBC News, The Guardian, BBC, Bild, Slate, Huffington Post, Washington Post ed altri ancora.
Facebook Instant Articles: una grande incognita
Il progetto, con ogni evidenza, apre una questione di fondo estremamente importante destinata ad incidere molto sul dibattito che circonda la crisi di identità odierna del mondo giornalistico ed editoriale: quale strategia di business può portare a delegare ad un gruppo terzo l’accesso ai propri contenuti, la vendita delle proprie inserzioni, il controllo della propria esperienza e la gestione della propria community? Tutti questi aspetti, infatti, sono in qualche modo messi nelle mani di Facebook, il quale ha la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo semplicemente modificando algoritmi che (ormai è cosa nota), mai potranno essere realmente neutrali fin quando la loro stessa esistenza è basata su logiche di profitto.
Per contro: può un editore rifiutare una vetrina all’interno di una community senza pari in termini di volume? E quale potrebbe essere la via di mezzo migliore, il giusto compromesso tra visibilità, monetizzazione e fidelizzazione dell’utenza?
Molte di queste domande non troveranno risposta se non nell’esperienza diretta di quanti apriranno i propri contenuti al mondo di Facebook Instant Articles. Nel frattempo con il progetto del social network dovranno scontarsi altri aggregatori di notizie (firmati Google, Apple, o altri ancora), ma tutti basati su un modello radicalmente differente: Facebook è l’unico che crea un mondo parallelo al Web nel quale navigare i contenuti sulla base delle regole e dei principi di un social network. Il che si configura, per positiva o catastrofica che possa essere la cosa, come una novità assoluta.