Le auto a guida autonoma arriveranno prima del previsto, ma non saranno disponibili su vasta scala ancora per molto tempo. La previsione arriva da Google, uno dei primi gruppi ad aver messo su pubblica piazza il proprio impegno per il raggiungimento di auto a guida autonoma con cui ampliare la portata del proprio mercato.
Le auto a guida autonoma sono oggi nell’esatta intersezione tra il mondo dell’innovazione e quello della fantascienza, laddove finisce la conoscenza e inizia la fantasia. Ed è proprio in questo tipo di situazioni che occorre tanta ambizione quanta prudenza. Il rischio è infatti quello di sollevare grandi aspettative impossibili da soddisfare, poiché l’innovazione non è veloce a sufficienza per poter portare immediatamente su strada veicoli in grado di togliere completamente dal controllo dell’uomo le varie situazioni di guida che si potrebbero presentare.
Ci sono dunque due tipi di obiettivi di fronte: entro pochi anni (forse tre, forse cinque) le prime auto a guida autonoma saranno ufficialmente sul mercato; le auto a guida autonoma non arriveranno ovunque e su vasta scala, però, se non entro tre decadi circa. Le promesse del passato relative ad un arrivo delle auto a guida autonoma entro il 2020 saranno dunque mantenute, ma nell’ottica di un mercato destinato ad estendersi con lenta progressività. La previsione è firmata da Chris Urmson, responsabile di Google per il progetto self-driving car: una previsione che potrebbe lasciare l’amaro in bocca a quanti sognavano una rivoluzione dietro l’angolo, ma una previsione consapevole e concreta per quanti hanno ben presente il livello di complicazione che un percorso simile può comportare.
La California potrebbe essere il primo paese a sperimentare l’ebrezza della guida autonoma. Proprio lo Stato della costa occidentale sembra infatti quello con le caratteristiche migliori per macinare i primi chilometri: la California è stato il primo paese ad approvare i test di Google su strada; la California è un paese molto soleggiato, ove i problemi di mobilità legati al meteo sono ridotti all’osso e la viabilità è dunque da considerarsi un sistema con variabili pressoché costanti da questo punto di vista; la California ha strade molto ampie e con ridotta complicazione di percorrenza, il che dovrebbe limitare i motivi di pressione sui sensori e sugli algoritmi oggi disponibili per le auto in grado di guidare in autonomia. La California, dunque, potrebbe vedere le prime autorizzazioni ufficiali e le prime auto in circolazione già entro pochissimi anni, alimentando ulteriormente il fascino per questo tipo di frontiera.
Il resto del mondo dovrà aspettare. Troppe le variabili nel traffico europeo e troppo poca la capacità di elaborazione dei modelli predittivi oggi in dote alle auto attivate nei primi test. La frontiera dei prossimi 30 anni (così come indicato da Urmson) potrebbe essere raggiunta in molti modi: auto intelligenti, strade intelligenti, segnaletica stradale intelligente, smart city, connettività, Internet of Things e molto altro ancora contribuiranno a creare una rete stradale che possa fungere da sistema controllato sul quale le auto potranno circolare attraverso un sistema integrato di controllo e navigazione.
A quel punto l’uomo potrà definitivamente abbandonare il volante e considerare la mobilità qualcosa di diverso. Quella che per molti era un sogno rivoluzionario, va oggi visto con maggior maturità e concretezza, nella consapevolezza dei mille problemi ancora da affrontare: la ricerca per le auto a guida autonoma sono un sogno che assaggeremo presto, ma che dovremo perseguire nell’ottica di un patto generazionale per il futuro del pianeta. A quel punto la guida autonoma sarà soltanto parte di un mix più complesso, nel quale anche la sostenibilità dei mezzi avrà ruolo fondamentale. Ad oggi, senza alcun dubbio, prioritario.