Per affrontare un argomento tanto complesso e delicato come quello della parità di genere in ambito lavorativo è necessario partire dai freddi numeri, così da essere certi di basare valutazioni e analisi su dati concreti, inconfutabili e non soggetti alla fallibilità di opinioni o giudizi personali. E i numeri, per quanto sia spiacevole ribadirlo, confermano un gap tra la presenza maschile e quella femminile in alcuni specifici settori professionali del nostro paese.
Le cause sono le più svariate, ma risulta impossibile negare che una grande influenza sia da associare ad un retaggio culturale tutto italiano. Sono spesso le famiglie a indirizzare, seppur con le migliori intenzioni, il percorso di formazione verso lo studio di materie che si ritengono poter poi offrire gli sbocchi migliori. Questo rischia in alcuni casi di forzare giovani menti a mettere da parte le proprie attitudini personali e le proprie legittime ambizioni o aspirazioni, in nome di un futuro ritenuto (talvolta erroneamente) più agevole per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro.
Il fatto di aver maturato ormai piena consapevolezza sui problemi del retaggio culturale sugli equilibri nel mondo dell’occupazione, però, rappresenta un passo avanti verso la soluzione del problema: si tratta ora di individuare i giusti ambiti di intervento ed è questo quel che si è discusso nell’incontro organizzato da Eni Corporate University. L’impegno Eni sul tema rappresenta una logica continuità di quanto posto in essere in occasione di JOB&Orienta a Verona: scommettere su orientamento e formazione significa scommettere sul potenziale delle nuove generazioni.
Il problema NEET
Se è vero che la stessa riflessione può essere applicata all’universo maschile, i freddi numeri citati in apertura fotografano una situazione ben chiara e non soggetta a interpretazioni: in Italia il problema NEET (Not in Education, Employment or Training) riguarda soprattutto le giovani donne. L’abbandono del percorso d’istruzione ne è la principale causa, così come una mancata integrazione tra ambito formativo e mondo del lavoro porta spesso all’inattività, cosa che accade in percentuale di gran lunga inferiore nei paesi VET (Vocational Education and Training) come quelli del nord Europa.
I dati confermano inoltre che la scelta di un liceo in cui si studiano prevalentemente materie umanistiche come istituto secondario superiore (dove in alcuni indirizzi le aule sono occupate quasi esclusivamente da studentesse) ritarda l’ingresso nel mondo del lavoro. Il risultato è inevitabile: le aziende che operano in settori prettamente tecnici o ingegneristici si trovano a dover selezionare i propri collaboratori da un bacino di candidati quasi unicamente maschile.
Pink about Tomorrow
Con questo non si ha alcuna pretesa di definire una scuola migliore dell’altra o più valida per chi ha intenzione di intraprendere una carriera professionale. Se ne è discusso in occasione dell’evento Pink about Tomorrow andato in scena nella giornata di ieri presso la Eni Corporate University di San Donato Milanese e rivolto alle studentesse che frequentano gli ultimi due anni delle scuole superiori.
Già il titolo dell’iniziativa è di per sé piuttosto esplicativo: un invito a pensare al proprio futuro, a mettere in discussione quelle che potrebbero essere presunte certezze destinate a non rivelarsi tali, a valutare le proprie ambizioni in chiave di uno sviluppo personale e formativo. All’incontro hanno partecipato Marco Coccagna (Amministratore Delegato Eni Corporate University), Simone Caroli (Assistenza Relazioni Industriali, Confindustria Lecco e Sondrio), Giulia Fiore (Processes Coordination, Methodologies and HR Development Corporate Area), Valentina De Nicola (Employer Branding) e Roberto Salati (psicologo, coach), ognuno affrontando il tema secondo la propria esperienza, con un focus particolare sul rapporto tra l’universo femminile e il settore Oil & Gas. Sono intervenute anche Valentina Cellilli (ingegnere chimico) ed Elisa Brussich (petrofisica), raccontando il loro ingresso in azienda e illustrando il proprio impiego negli impianti di raffineria o in giro per il mondo analizzando siti dai quali estrarre la materia prima da lavorare.
L’intenzione di Eni non è nemmeno quella di trovare candidate per eventuali posizioni aperte: il gruppo suggerisce una riflessione, fornisce gli elementi per valutare in modo consapevole e informato una strada che, forse, molte studentesse non hanno mai preso in considerazione.
I dati, sempre gli stessi freddi numeri a cui ci si deve per forza di cose riferire, parlano chiaro: le società sono alla ricerca di donne che hanno affrontato un percorso scolastico di tipo STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e spesso faticano a trovarle. Per quanto riguarda le diplomate, le figure più cercate sono quelle di perito meccanico, tecnico del legno, perito elettronico e tecnico delle telecomunicazioni, mentre analizzando gli istituti universitari sono ingegneri e matematici ad essere disponibili con il contagocce. Eppure, dalle statistiche sulle lauree in Italia emerge che solo un ingegnere su quattro è donna.
you@eni
Per capire quali sono i potenziali sbocchi professionali in una realtà come Eni è possibile far riferimento al portale you@eni, che offre una panoramica sugli impieghi di figure come ingegneri, geologi, economisti e periti industriali, in Italia e all’estero. Il sito aziendale mette inoltre a disposizione informazioni dettagliate sul processo di selezione dei candidati, utili per prepararsi al meglio in vista di un colloquio.
https://www.youtube.com/watch?v=VZEmhQNgPFY
Per quanto riguarda i percorsi formativi, il gruppo collabora con le università per l’organizzazione di master di primo e secondo livello, lauree magistrali, dottorati di ricerca e stage internazionali finanziati da borse di studio.
Un futuro più rosa
Eventi come Pink about Tomorrow, nonché il Nuvola Rosa organizzato da Microsoft Italia, hanno come scopo quello di portare ad una riflessione: spingere le giovani donne a valutare strade mai prese in considerazione a causa di stereotipi culturali ormai anacronistici o per influenze esterne. L’augurio proposto è che un giorno non troppo lontano iniziative di questo tipo possano non essere più necessarie, che si inizi a parlare della parità di genere come di una situazione reale, tangibile e concreta, non in qualità di un obiettivo da perseguire. Fino ad allora sarà necessario discutere di come conciliare carriera professionale e famiglia, di come colmare il gap ancora presente tra la retribuzione media (a parità di ruolo e anzianità) di un dipendente dell’uno o dell’altro genere, di come invogliare le giovani menti ad approfondire la conoscenza di ambiti e materie ritenuti storicamente poco adatti alle competenze di un sesso piuttosto che dell’altro.