Quante volte si incontra su Facebook il medesimo video caricato da più Pagine, tanto che risulta quasi impossibile capire chi ne detenga i diritti e chi sia stato il primo a portare sul social network quelle immagini? Il fenomeno prende il nome di “freebooting” e consta nel furto di immagini altrui al fine di aumentare il coinvolgimento della propria Pagina e quindi il successo della stessa. Il freebooting è cosa nota da molto tempo e sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti. E il problema è oggi proprio nelle dimensioni: se fino ad oggi il tutto ha lavorato in qualche modo anche in favore di Facebook, che si è visto al centro delle attenzioni degli editori, ora ha la necessità di intervenire prima che le cause per violazione di copyright arrivino a scalare la dimensione degli editori per arrivare a mettere nel mirino la piattaforma.
Del resto successe anche a YouTube: quando iniziarono a moltiplicarsi le cause per violazione di copyright provenienti da Viacom, Mediaset e nomi di questo calibro, il gruppo si difese dietro la bontà del proprio Content ID, programma di tutela che consente di monetizzare i contenuti caricati evitando che a trarne lucro possano fossero altri attori non autorizzati. Ora tocca a Facebook. Nasce così il nuovo Facebook Right Manager, il corrispettivo sul social network del Content ID di YouTube.
L’annuncio è avvenuto in occasione della conferenza F8 nella quale Mark Zuckerberg ha illustrato i piani per il prossimo decennio del proprio gruppo. Non era possibile pensare ad un decennio di connessioni e contenuti senza inserire la benché minima forma di tutela per chi investe in format e progetti originali. Ecco perché Facebook Right Manager è anzitutto una tutela per Facebook stessa: se non c’è controllo non ci saranno investimenti, mentre Facebook ha assoluto bisogno di menti creative che decidano di sfruttare il social network (invece di YouTube o altre piattaforme) per costruire community e ampie audience.
Facebook Right Manager
In realtà le analogie del Right Manager con il Content ID si fermano al contesto in cui i due programmi operano, poiché la natura dei due sistemi è sostanzialmente differente. Il sistema opera un lavoro di “video matching” in grado di creare una sorta di “impronta digitale” per ogni video per poi raffrontarle in cerca di copie.
Qualora una copia venga identificata su pagine altrui, il legittimo titolare del copyright ha la possibilità di scegliere come operare: autorizzare il video, inibire il video o cos’altro. Solo una opzione non è al momento disponibile: non è possibile monetizzare la pubblicazione del video su pagina altrui così come già succede con il Content ID, il che identifica chiaramente un modello di business differente e una diversa volontà nel rapportarsi con i produttori di contenuti originali.
Per il freebooting potrebbe trattarsi di un colpo basso e per molte pagine (e molti social media manager) si tratta di un limite potenzialmente invalicabile: le strategie devono giocoforza cambiare e chi non è organizzato per una produzione video indipendente e originale da mettere in condivisione non avrà probabilmente spazi ulteriori di manovra. Stop alle pagine che rubano il lavoro altrui per replicarlo in cerca di audience, insomma. La tutela del copyright avrà dunque effetti collaterali evidenti nel “palinsesto” che si incrocia sul social network: meno video “rubati”, meno video replicati e un maggior numero di produzioni di qualità pensate per la condivisione su pagine in cerca di successo.
Il progetto Right Manager prende il via a partire da oggi. Una pagina apposita è stata predisposta con tutte le informazioni necessarie per sapere come occorra comportarsi nel caso si incroci una possibile violazione di copyright. L’accesso a Facebook Right Manager è il passo successivo e consente di verificare il problema per stabilire le giuste policy di intervento.