Per l’Oxford Dictionary la parola del 2015 è stata una emoji. Basterebbe questo a spiegare quanto le faccine siano entrate prepotentemente a far parte della comunicazione non verbale. Piccole immagini a cui viene affidato il compito di veicolare un’emozione, una sensazione, uno stato d’animo, talvolta dal potenziale espressivo addirittura maggiore rispetto al messaggio testuale che le accompagna. Simboli di immediata lettura e comprensione, universali.
Non stupisce che Google abbia proposto all’Unicode Consortium la standardizzazione di nuove emoji, tutte dedicate alle donne nel mondo del lavoro. Sono in tutto 13 e corrispondono ad altrettante professioni: business (ambito professionale), healthcare (cura della salute e medicina), science (ricerca), education (studentesse e insegnanti), technology (tecnologia in generale), industry (settore manifatturiero), farming (lavoro in campagna), food service (cucina) e music (cantanti e musiciste). Un’iniziativa che ha come finalità quella di colmare il gap di genere ancora oggi esistente, anche nell’universo online.
La scelta delle professioni non è stata casuale: il team di Mountain View che se ne è occupato ha preso in analisi gli impieghi maggiormente rappresentativi all’interno del settore GDP, ovvero quello che racchiude agricoltura, industria e servizi, ovvero primario, secondario e terziario. Ogni emoji è formata affiancandone due giù esistenti, come quella di una donna e di un computer per indicare una programmatrice o di una donna e di un trattore per una coltivatrice. Tra coloro che hanno sottoscritto la proposta figura anche Mark Davis, co-fondatore e presidente del consorzio.
Pensiamo che questo aiuterà le giovani donne (che più di ogni altra tipologia di utenti usano le emoji) e rifletterà in maniera più verosimile il ruolo delle donne nel mondo.
L’evoluzione delle emoji ha già tenuto conto in passato dell’esigenza di diversificare le singole faccine. Con la versione 8.0 di Unicode, ad esempio, sono state introdotte quelle multietniche. Va precisato che la proposta inoltrata da Google mira a introdurre anche le rispettive controparti maschili.