Sono ormai 650 mila gli italiani iscritti ad un qualche servizio di car sharing: il dato è aggiornato al mese di aprile e proviene dal report annuale “Connected Car & Renting” stilato da ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria). Ed è un dato significativo non soltanto per il numero assoluto di persone coinvolte, ma soprattutto per il trend di forte crescita che si sta registrando negli ultimi mesi. Non solo i noleggi sono in aumento (+17% in un anno), ma l’offerta continua a moltiplicarsi coinvolgendo nuove città e nuove forme di mobilità. Un ciclo virtuoso è stato evidentemente innescato, insomma, ed è destinato ora pertanto ad accelerare se accompagnato dalle necessarie politiche di regolamentazione e stimolo.
Secondo quanto indicato nel report ANIASA, il car sharing ha ormai raggiunto quota 4500 veicoli e le abitudini sono pressoché le medesime nel tempo: 24 minuti di media per ogni noleggio, per una spesa approssimativa di 7 euro a tratta. Milano è da sempre la capitale italiana dell’auto in condivisione: la città che a inizio 2013 ha visto l’esordio di Enjoy registra oggi 1900 veicoli attivi e 323 utenti iscritti, ma Roma è in forte recupero (226 mila utenti e 1200 veicoli) mentre Torino sconta il ritardo con cui ha esordito nel settore (54 mila utenti e 810 veicoli). Seguono Firenze, Verona e Bari, con quest’ultima al momento a fare da unico baluardo del sud nel mondo dello sharing.
Fabrizio Ruggiero, Presidente ANIASA, nelle sue dichiarazioni di presentazione del report focalizza l’attenzione su un tema particolarmente attuale: il trend di crescita non soltanto evidenzia il consolidamento del comparto, ma conferma altresì «la centralità delle quattro ruote nel sistema di trasporti nazionale, accompagnata dal progressivo maggior interesse verso una cultura “pay per use”, svincolata dalla proprietà del bene auto, che ben si coniuga con le nuove tecnologie e, invece, si scontra con la burocrazia e l’assenza di una chiara e uniforme normativa nazionale». Nelle sue parole è racchiusa l’essenza del momento: l’auto che cerca un nuovo baricentro in questa fase epocale di cambiamento, il “pay per use” che diventa la nuova modalità eletta di accesso al veicolo (mettendo quindi da parte lo storico concetto culturale di proprietà in favore della “mobility as a service“), la necessità di un contesto normativo ad hoc per accompagnare l’evoluzione in atto. Del resto la ricerca di nuove formule di mobilità urbana costringono le persone a sfidare la propria inerzia ed alle istituzioni a cercare nuove vie: il traffico, lo smog e i ritmi frenetici costringono ad un ripensamento completo dei modelli antecedenti passando per innovazione, intelligenza applicata e servizi di connettività.
In Italia manca una definizione normativa di vehicle sharing, così come una cornice legislativa unica per gli operatori che si confrontano, a seconda delle città italiane, con disomogenee regolamentazioni del servizio. Alla luce dello stallo in cui da diversi mesi versa il Codice della Strada, l’occasione per velocizzare l’approvazione di una disciplina specifica del vehicle sharing è rappresentata dalla discussione in corso sul DDL Concorrenza, all’interno del quale potrebbe essere riconosciuta la sua particolare funzione pubblica, come elemento integrativo e di sistema, del trasporto pubblico locale.
L’introduzione dello scooter sharing per le strade di Milano (con ripetute segnalazioni di una possibile e prossima estensione del servizio portando gli MP3 Piaggio rossi per le strade di Roma) ha impresso ulteriore accelerazione al concetto di car sharing poiché ne ha resa ancor più capillare la presenza. Iniziative come l’adozione del seggiolino di sicurezza per i minori è un ulteriore indizio del modo in cui il servizio si sta radicando, andando incontro alle esigenze di tutti i tipi di utenza e rendendo sempre più comodo e accogliente l’incontro con i veicoli in condivisione.
Secondo i dati ANIASA ad essere in aumento non è soltanto il car sharing, ma anche tutto il comparto del noleggio a lungo periodo. Se si somma questo fenomeno alle possibili ripercussioni positive del superammortamento sul cambio della flotta da parte delle imprese, si è di fronte ad una possibile rapida evoluzione del parco auto circolante sul territorio italiano. L’aumento delle immatricolazioni non ha dunque soltanto un valore economico per le imprese interessate (le italiane FCA e Piaggio nel caso di Enjoy, vetture non italiane su altri servizi quali Car2Go e similari), ma anche un importante valore in termini di sicurezza e sostenibilità. L’evoluzione della mobilità verso nuove forme e nuovi paradigmi passa attraverso l’evoluzione della flotta e la maturazione culturale: quando ogni sistema sarà allineato, il balzo sarà questione di poco tempo. E magari le auto a guida autonoma potranno nel frattempo aver raggiunto il grado di maturazione necessario per guidare questa rivoluzione in modo definitivo.