Il numero degli incidenti stradali non diminuisce più. L’obiettivo europeo era quello di un dimezzamento delle vittime entro il 2020, ma la buona strada intrapresa negli anni passati ha subito un improvviso arresto che deve far riflettere. I dati sono quelli del Road Safety Performance Index Report (programma di valutazione dei progressi in materia di sicurezza stradale, con la partecipazione dell’ACI per l’Italia e il supporto finanziario di gruppi quali Volvo e Toyota Europe), la fonte è quella del Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti (ETSC) e il pollice è verso su tutta la linea: negli ultimi mesi l’Europa ha dimostrato di non avere cartucce a sufficienza nella lotta alle morti sulle strade.
L’analisi ETSC in realtà identifica tre cause specifiche: la diminuzione dei controlli delle violazioni al Codice della Strada toglie un importante deterrente alle violazioni stesse e quindi alla creazione di quella serie di concause che sfociano inevitabilmente in incidenti e vittime; i mancati investimenti in infrastruttura più sicure identifica l’incapacità di investire in sicurezza quando i budget sono messi in discussione da politiche di spending review; lo scarso perimetro degli interventi a contrasto di velocità e uso di alcolici, per i quali soltanto una efficace opera di informazione ed educazione può servire a qualcosa. La conseguenza è che «l’Europa per raggiungere l’obiettivo fissato dovrà ottenere una riduzione media annua di quasi il 10% dei morti su strada, un risultato di segno opposto e decisamente lontano dal +1,3% fatto registrare lo scorso anno».
Sono state 26.300 le persone decedute in incidenti stradali nel 2015 contro le 25.970 dell’anno precedente: invece di salvare decine di migliaia di persone, l’Europa ha vissuto più lutti che non l’anno precedente. Da questa statistica non sfugge l’Italia, il cui trend è esattamente nella media europea. Il tutto senza cadere però nella vuota retorica dei numeri: le statistiche descrivono il fenomeno nella sua complessità, ma ogni singola vittima è una famiglia distrutta.
Ma c’è un dato che deve far riflettere: la battuta d’arresto, pur se in termini differenti, è pressoché omogenea in tutto il continente: ogni paese virtuoso ha ridotto il proprio vantaggio relativo e ogni paese già precedentemente in difficoltà ha visto aumentare le vittime invece che vederle ridurre. La fotografia è quella di un fenomeno che è stato arginato per quanto possibile, ma ora torna a tracimare: e se il prossimo passo fosse egemonia dell’innovazione tecnologica?
Sicurezza stradale: cosa può fare la tecnologia
L’anello debole della sicurezza stradale, ormai è da tempo cosa nota, è l’uomo. L’uomo è fallace di sua natura, spesso aggiunge il vizio ad aumentare i problemi e raramente ha la necessaria lucidità per escludersi dalla responsabilità della guida quando non ne è in condizione. Non a caso le cause principali di morte sulle strade sono da ricollegarsi direttamente ai comportamenti umani: eccesso di velocità, distrazione, mancato uso delle cinture di sicurezza e guida in stato di ebbrezza.
Per tali mancanze, però, la tecnologia ha alcune soluzioni già pronte e utilizzabili, destinate ad un utilizzo di massa per trasformare l’abitacolo non soltanto in un involucro sicuro, ma anche in un elemento proattivo e integrato all’interno di un sistema di mobilità intelligente. Si pensi ad esempio ai sistemi di frenata intelligente, o ai sensori di analisi del ciglio stradale per mantenere sempre l’auto in carreggiata. Si pensi inoltre ai processi di analisi dello sguardo o della posizione del capo durante la guida, in grado di ovviare ad improvvisi colpi di sonno, nonché a tutto quel che la biometria potrebbe fare per assistere l’utente al volante.
In Italia – dove il numero delle sanzioni per eccesso di velocità è aumentato in seguito alla maggiore diffusione degli autovelox – il numero dei controlli sul tasso alcolemico, viceversa, continua a diminuire. In rapporto agli abitanti, si tratta della cifra più bassa d’Europa. Stabile, invece, la percentuale di automobilisti (2,5%) ai quali sono stati riscontrati valori di alcool nel sangue superiori ai limiti consentiti.
Ma il report è chiaro ETSC è chiaro anche su un altro punto: inutile attendere tecnologie mirabolanti o magari la guida autonoma: servono interventi immediatamente efficaci, immediatamente eseguibili e immediatamente utili. Il futuro dell’automobile è forse dietro l’angolo, ma non può ancora salvare vite umane: piccoli sensori di ampia distribuzione, invece, possono facilmente far compiere al settore un salto di qualità. Nuovi standard e nuova tecnologia, unitamente all’imprescindibile opera di educazione del guidatore, potranno fare la differenza. Magari già entro il 2020.