Ammettiamolo: erano meglio gli accendini. Fino ad un decennio fa, partecipando ad un concerto, nel peggiore dei casi la visuale del palco veniva coperta da qualche striscione e da chi durante le ballate o i pezzi più lenti alzava il braccio per agitare la propria fiammella a destra e sinistra. Oggi, invece, una schiera di smartphone (e sì, a volte addirittura tablet) cerca di registrare o scattare foto, spesso con esiti alquanto imbarazzanti.
Una distrazione per i musicisti, un ostacolo alla fruizione dello show per il pubblico. Perché, allora, c’è chi sceglie di guardare il concerto attraverso un piccolo display invece di goderselo in tutta la sua pienezza? Per provare a condividere l’esperienza con gli amici (con risultati discutibili) o per salvarne una testimonianza. Una pratica che però non a tutti gli artisti piace: senza scomodare nomi appartenenti alle scorse generazioni come Robert Fripp dei King Crimson, da sempre allergico ai flash e alle foto scattate nel corso dei live, si segnala l’iniziativa messa in campo da Alicia Keys, che di fatto mette al bando gli smartphone dai propri concerti.
All’ingresso i fan verranno forniti di una speciale custodia (visibile nell’immagine qui sopra) prodotta da Yondr, in cui andrà inserito il dispositivo e che potrà essere successivamente aperta solo da un membro dello staff.
Pensiamo che gli smartphone siano incredibilmente utili, ma non in ogni contesto. In alcune situazioni diventano una distrazione, isolando le persone dagli altri e da ciò che le circonda.
Non si tratta dunque di un’idea messa in campo con il fine di tutelare il copyright impedendo la diffusione di registrazioni e immagini non autorizzate, bensì di un sistema studiato per aumentare il coinvolgimento del pubblico e per avvicinarlo all’artista, abbattendo quel muro di flash e display che ormai caratterizza quasi ogni concerto. Tutta da verificare, però, l’efficacia, così come la disponibilità da parte dei fan a rinunciare per un paio d’ore al proprio telefono.