Il mondo del trasporto on demand non è solo Uber, il controverso servizio californiano, ma ci sono alcune realtà in pieno sviluppo che usano gli stessi strumenti ma hanno un obiettivo completamente diverso: invece di proporre un’alternativa ai tassisti li coinvolge. Due fra le più importanti, MyTaxi e Hailo ora diventano una cosa sola: la nuova società, sempre con marchio MyTaxy avrà sede ad Amburgo, da dove lancia una sfida a un mercato europeo e mondiale molto interessante.
Con 70 milioni di passeggeri e 100 mila tassisti registrati in oltre 50 città di 9 paesi, MyTaxi-Hailo diventa l’Applicazione per la prenotazione dei taxi. La casa madre è stata fondata nel giugno del 2009 da Niclaus Mewes e Sven Külper e, dopo uno sviluppo iniziale in sei città tedesche e successivi miglioramenti tecnologici, la società è stata acquisita nel 2014 dalla Daimler – colosso tedesco dell’auto – e da quel momento ha assunto dimensioni internazionali. La neo-costituita società opererà con il marchio mytaxi e procederà alla ridenominazione del marchio di tutte le operazioni Hailo nel Regno Unito, in Irlanda e in Spagna entro la metà del 2017. Andrew Pinnington sarà nominato CEO della nuova società, mentre Niclaus Mewes, fondatore di mytaxi, avrà un posto nel consiglio di amministrazione. Le ragioni di questo matrimonio sono evidenti: una strategia di aggregazione per invadere i mercati con un prodotto singolo e funzionale per diventare leader delle soluzioni e delle piattaforme per la mobilità.
Grandi novità. Siamo lieti di annunciare che mytaxi e Hailo uniscono le forze. Tutti i dettagli nel nostro blog: https://t.co/bKCEblBqnE
— mytaxi Italia (@mytaxi_it) July 26, 2016
L’appplicazione che piace ai tassisti
Perché due società concentrate su aree diverse hanno interesse a fondersi? Per rispondere a una tendenza che nel giro di pochissimo tempo si è fatta notare, dopo le molte polemiche attorno a Uber. Il successo di Mytaxi (dieci milioni di download) che è presente anche in Italia, a Milano (500 tassiti) e a Roma (600 tassisti), così come quello di Hailo, è dovuto a due fattori: semplicità per il cliente e indipendenza del tassista. Quando si effettua la richiesta di un taxi, il tassista disponibile più vicino risponde direttamente, condividendo informazioni come la posizione del taxi, foto e targa dell’auto, giudizi di clienti precedenti, oltre naturalmente al tempo stimato per il suo arrivo.
Rispetto ai servizi online forniti dai diversi consorzi di radiotaxi a livello nazionale, queste applicazioni hanno dalla loro il fatto che il tassista si gestisce da solo e sfrutta anche l’internazionalità. Con un’app di questo tipo il tassista punta sulla trasparenza degli algoritmi ma non rinuncia a quella delle tariffe, fissate dal comune (quindi nessun paragone con Uber) e in più gioca la sua reputazione cliente per cliente. Una sorta di tripadvisor dei taxi che si impone particolarmente nelle città turistiche: per un tassista romano ad esempio è comodo sapere che i clienti che provengono da altri paesi hanno già l’applicazione sul cellulare automaticamente tradotta. Si aggiunga il colloquio a tutti i candidati, cosa molto apprezzata, e si capice come questo tipo di app venga vissuta in modo molto diverso rispetto ad altre.
Due grandi città, una sola App: prova #mytaxi a Milano e Roma, è comodo e veloce! Download: https://t.co/2sUkdgvGZ9 pic.twitter.com/HQYblS1Q2o
— mytaxi Italia (@mytaxi_it) July 20, 2016
Ovviamente è anche meno dirompente sul mercato, non trasforma chiunque in un tassista, non è sharing in nessun modo. Fa una cosa differente: non stravolge il mercato, col rischio, come avvenuto per alcuni prodotti di Uber, di essere accusati di concorrenza sleale, ma cambia le modalità con cui i tassisti si approcciano alla clientela, cioè innova. La forza di questa nuova società è dunque nella formula e nella tecnologia affidabile, ma con un tocco di marketing vecchio stile. Nel mese di giugno i cittadini romani hanno speso la metà della tariffa grazie ad uno sconto, proposto da Mytaxi. Soltanto apparente la contraddizione con la tariffa fissa dei tassisti: per loro infatti non cambiava nulla, era la società dell’applicazione a mettere la differenza risparmiata dal passeggero.