Quando nel 2013 Google ha scelto di acquisire Waze, l’obiettivo era ben più ampio che integrarne le funzionalità all’interno di Maps. A quanto pare, l’applicazione si sta preparando a sfidare colossi del calibro di Uber e Lyft con un proprio servizio di ride sharing. Al momento si trova in fase di test nell’area di San Francisco, coinvolgendo un numero limitato di utenti.
Se i feedback raccolti saranno ritenuti positivi, l’iniziativa verrà estesa all’intera città californiana nel corso dell’autunno, per poi eventualmente iniziare un rollout a livello nazionale o internazionale. Due i principali vantaggi rispetto a quanto attualmente prevede la concorrenza: innanzitutto tariffe più basse se confrontate con quelle degli altri servizi, poi bigG non trattiene alcuna percentuale della transazione economica. Questo potrebbe però cambiare con il lancio della feature a livello esteso. Per ora fanno parte del programma alcune migliaia di dipendenti di realtà come Google, Adobe ecc.
Il funzionamento è presto spiegato: se si risiede nella zona A e quotidianamente si deve viaggiare fino all’area B per lavoro, Waze mette in contatto con chi effettua lo stesso tragitto. In questo modo, le due (o più) persone possono condividere il viaggio e la spesa per il carburante, con ovvi benefici per tutti, anche per la collettività, poiché applicando il concetto su larga scala si andrebbe a ridurre sensibilmente il numero di veicoli in circolazione e, di conseguenza, la congestione del traffico così come l’inquinamento generato.
Da Mountain View, per ora, non giungono conferme né smentite in merito. Che Google stia puntando forte su tutto ciò che riguarda la mobilità è però una certezza: non solo in ambito mobile, con servizi come Maps, ma anche sviluppando la propria self-driving car o sperimentando un nuovo modello di città e di trasporto pubblico attraverso i progetti avveniristici messi in campo da Sidewalk Labs.