L’universo della mobilità si appresta a vivere una nuova rivoluzione, tanto importante quanto quella che in passato ha visto l’introduzione del motore a scoppio: non sarà più l’essere umano a gestire le fasi di guida, ma le operazioni verranno delegate ad un complesso sistema composto da hardware e software, una sorta di occhio elettronico capace di monitorare costantemente ciò che avviene intorno al veicolo e prendere decisioni immediate nelle situazioni di emergenza.
Le tecnologie legate alla guida autonoma, oggigiorno, ancora non possono essere definite perfette. Lo saranno però presto (almeno secondo i più ottimisti), a tal punto da potergli affidare i servizi di trasporto pubblico, così come quelli privati e la movimentazione delle merci. Ford metterà in strada la sua prima self-driving car destinata al ride sharing nel 2021 e, sempre entro cinque anni, oltre la metà della flotta Lyft non avrà conducente a bordo.
Lo ha dichiarato il co-fondatore John Zimmer, spingendosi addirittura oltre con le previsioni: in un decennio tutti i mezzi del gruppo saranno privi di volante o pedali. Ciò richiederà, oltre che un’ottimizzazione dei sistemi di bordo, anche un balzo culturale non indifferente. Le prime vetture di questo tipo potrebbero essere avvistate già a partire dal 2017, ma destinate agli spostamenti su tratte fisse e con velocità non superiori a 40 Km/h.
Zimmer condivide poi la propria visione legata ad un futuro in cui il concetto di mobilità è destinato ad evolvere soprattutto per quanta le modalità di fruizione dei veicoli: andrà progressivamente a sparire il mezzo di proprietà (ownership) in favore di un modello in cui l’auto diverrà un bene condivisibile e utilizzabile quando necessario (usership). La sharing economy applicata al mondo delle quattro ruote, insomma. Secondo il co-fondatore di Lyft il passaggio avverrà entro il 2025, a partire dalle principali città statunitensi.
Perché tutto ciò possa concretizzarsi servirà però anche uno sforzo da parte del legislatore, per colmare il buco normativo che rischia altrimenti di inghiottire l’innovazione. Questo potrebbe costituire un ostacolo non di poco conto, se si considera che anche una realtà come quella di Chicago si sta opponendo alla circolazione delle self-driving car nelle proprie strade.