Il cancro è un bug e si può curare con una patch: dietro a questa particolare visione della realtà si celano oltre 150 ricercatori impegnati nella ricerca sui carcinomi e pronti a scommettere che la soluzione sia nell’approccio. Di fronte ad una grande quantità di variabili e di combinazioni, infatti, la soluzione è quella di un approccio olistico al problema, passando eventualmente per una visione alternativa della questione. Ed a scommettere su questo tipo di approccio vi sarebbe Microsoft, scesa in forze nel campo della computazione biologica alla ricerca di soluzioni contro il cancro.
Nulla di nuovo, ma all’interno di un ramo della scienza in cui tutto, quotidianamente, si rinnova. L’impegno Microsoft emerge sotto forma di un grande team di professionisti dislocati a Cambridge: medici e ingegneri, programmatori e altre figure, all’insegna della multidisciplinarità come impronta e forma mentis. Tutto si basa su un assunto: il cancro è una sorta di deviazione cellulare che va risolta come si risolve un bug. Quel che serve, insomma, sono cellule “patch” in grado di andare a correggere gli errori in modo puntuale e preciso, eliminando il problema in modo mirato e senza arrecare danni al sistema. Quella che potrebbe sembrare una semplice metafora, è invece qualcosa di più: la computazione biologica è vecchia ormai di alcuni anni, l’Intelligenza Artificiale potrebbe oggi darvi nuova linfa vitale, ma l’impegno Microsoft è qualcosa di completamente nuovo.
Nuovo, ma naturale: parola di Chris Bishop, responsabile Microsoft per il laboratorio di Cambridge:
Il campo della biologia e il campo della computazione sembrano agli antipodi, ma la complessità dei processi che succedono nelle cellule hanno alcune somiglianze con quanto accade nei computer.
In virtù di queste analogie, Microsoft intende mettere a frutto la propria esperienza e le proprie tecnologie per contribuire alla ricerca scientifica. Per il gruppo si apre così un fronte del tutto nuovo, la cui natura è quella di pensare alle cellule come ad una entità programmata e riprogrammabile, i cui eventuali bug possano essere affrontati dal punto di vista della codifica. Quel che si intende fare, insomma, è hackerare la natura laddove la natura cade in errore: riprogrammarne l’essenza, affinché corregga deviazioni pericolose che portano ad effetti nefasti per il corpo. Tutto ciò ha molto a che vedere con la biotecnologia e molto poco, per ora, con la programmazione: la complessità cellulare è infatti estremamente maggiore rispetto a quella di qualsiasi linguaggio prodotto dall’uomo, il che impone le necessarie cautele.
Il vantaggio di questo tipo di approccio è però nel fatto che tutto opera in funzione di modelli. Non servono dunque test preventivi, ma occorre elaborare modelli sui quali applicare teorie e valutarne l’impatto all’interno di una dimensione virtuale. Ciò consente di lavorare con maggior rapidità, esplorando un alto numero di possibilità alla ricerca di nuove cure. Se gli obiettivi saranno raggiunti, dalla ricerca Microsoft nasceranno meccanismi di assistenza all’industria farmaceutica con impatto diretto su patologie oggi prive di soluzioni.
La soluzione al cancro è vicina, quindi? No, non lo è. O almeno gli obiettivi non sono certo di breve periodo. Quel che il laboratorio di base a Cambridge sta tentando di fare, è contribuire alla ricerca sul tema attraverso un approccio differente, con le sue peculiarità e le sue difficoltà, ma il cui potenziale è tutto nella grande evoluzione della tecnologia di questi anni. E nella ricchezza che la multidisciplinarità è in grado di sprigionare.