Finora ogni tentativo di intaccare il predominio di Android è miseramente fallito, come testimoniano l’abbandono del mercato mobile da parte di Microsoft, BlackBerry e Mozilla. L’obiettivo di Cyanogen OS era “allontanare Google da Android”, offrendo un’alternativa più open, ma anche in questo caso il successo non è arrivato. Ecco perché l’azienda ha deciso di cambiare strategia.
Cyanogen OS potrebbe essere definita la versione commerciale di CyanogenMod, il cui sviluppo continua con l’aiuto della community. Il sistema operativo, installato su 13 smartphone offerti da Alcatel, Wileyfox, YU, BQ, ZUK, Smartfren e OnePlus, non ha ottenuto il successo sperato, nonostante l’annuncio delle MOD. Anche se l’azienda afferma di avere oltre 10 milioni di utenti, un recente report ha svelato che gli utenti attivi sono al massimo 3 milioni, includendo anche quelli che usano CyanogenMod. Ciò forse spiega perché Cyanogen ha ridotto del 20% la sua forza lavoro.
Per cercare di incrementare la sua quota di mercato, la startup ha deciso di passare dall’approccio full stack all’approccio modulare con il nuovo programma Cyanogen Now. In pratica, i produttori che prenderanno parte alla partnership non riceveranno più il sistema operativo completo, ma singole parti di Cyanogen OS da aggiungere alla ROM di proprio gradimento (stock o alternativa). Agli sviluppatori verrà inoltre offerta l’opportunità di accedere ai servizi cloud di Cyanogen, basati sull’intelligenza artificiale.
Al cambio di strategia commerciale corrisponde anche un cambio al vertice della società. Lior Tal, COO di Cyanogen, diventa il nuovo CEO. L’ex CEO e co-fondatore Kirt McMaster assumerà il ruolo di Executive Chairman, mentre l’altro co-fondatore e CTO Steve Kondik è stato nominato Chief Science Officer.
Aggiornamento del 30 novembre: a causa di divergenze con la nuova dirigenza (in particolare con Kirt McMaster), Steve Kondik ha lasciato l’azienda.