Nelle ore in cui l’allarme mondiale per il livello di CO2 raggiunto è passato su tutti i media, otto aziende italiane svettano tra quelle che meglio di ogni altra ha tradotto l’impegno ambientale in azione concreta per uno sviluppo sostenibile. La certificazione giunge dall’ente non profit CDP (“Carbon Disclosure Project”), il cui Report 2016 ha inserito nella “Climate A List” nomi quali Eni, Fiat, Intesa Sanpaolo, ENEL, Iren, Salini Impregilo, Snam e CNH Indistrial.
Un report che non è un attestato come un altro: l’analisi CDP rappresenta una indicazione utile ad orientare investimenti di grande caratura, il che va a premiare l’impegno di quelle imprese che hanno incarnato nel proprio core business principi e azioni utili a migliorare l’impatto ambientale del proprio operato. La magnitudo è pari a 100 mila miliardi di dollari su 827 investitori di alto profilo in tutto il mondo i quali, sulla scia dei dati raccolti dalla CDP, hanno la possibilità di orientare le proprie decisioni di acquisto. Decisioni sulle quali la sostenibilità deve giocoforza pesare sempre di più, il che innesca un sistema virtuoso: maggiori investimenti per la riduzione delle emissioni implicano un miglior profilo di lungo periodo per aziende il cui potenziale si fa pertanto più appetibile agli occhi di investitori pronti a cogliere le migliori opportunità. Il ruolo della CDP è quello di acceleratore in questo processo, svolgendo influenza specifica attraverso i propri report e le proprie analisi.
Tra i gruppi italiani premiati svetta il cane a sei zampe: «Eni è l’unica tra le major oil&gas ad avere ottenuto questo risultato». Il risultato raggiunto altro non è se non la conseguenza di una strategia intrapresa ormai da tempo, sposando innovazione e sostenibilità alla ricerca di un nuovo, ambizioso, baricentro: «Eni riconosce l’importanza di limitare al di sotto dei 2 gradi l’aumento della temperatura globale rispetto all’epoca pre-industriale e si pone come major player nel favorire e promuovere la transizione energetica verso un futuro a basso contenuto di carbonio. La società ha quindi consolidato un modello in grado di coniugare solidità finanziaria e sostenibilità di lungo periodo, basato su competenza e innovazione, con un modello operativo in grado di minimizzare i rischi e gli impatti sociali e ambientali delle attività, e su un percorso chiaro e definito verso la decarbonizzazione».
Gli investimenti per l’energia del futuro, esprimendo a più riprese il proprio credo nell’innovazione, ha segnato la differenza rispetto agli altri gruppi del comparto.
Il gruppo di San Donato ha infatti illustrato da tempo con estrema chiarezza le proprie strategie per la decarbonizzazione: il gas, in particolare, rappresenterebbe la formula ideale di passaggio dagli equilibri del passato a quelli del futuro, rappresentando il miglior compromesso per ottemperare al tempo stesso sia alla crescente richiesta di energia che alla necessità di abbattere le emissioni sulla scia degli accordi di Parigi.
Pilastro fondamentale di questa strategia è proprio il contributo che Eni offre al raggiungimento degli obiettivi relativi al cambiamento climatico, perseguendo un sempre maggiore abbattimento delle emissioni dirette di CO2, mantenendo un portafoglio di progetti a basso potenziale di emissioni e a basso costo di produzione, promuovendo l’utilizzo del gas come fonte di transizione e la diffusione delle fonti rinnovabili attraverso progetti operativi nei paesi in cui opera e attraverso specifici programmi di ricerca e sviluppo tecnologico.
Il report CDP ha messo nella lista dei gruppi virtuosi, leader globali dell’impegno per la sostenibilità dell’impresa, soltanto il 9% dei profili esaminati.