C’è stata un’epoca, agli albori del Web (almeno nella sua forma che tutti noi oggi conosciamo), in cui era letteralmente impossibile non imbattersi in una qualche sorta di animazione durante le sessioni di navigazione a 33,6k o 56k. Un tripudio di colori, frame, talvolta divertente, spesso pacchiano. Un’aberrazione per i sostenitori del minimalismo cromatico e stilistico, le GIF animate hanno segnato e accompagnato, nel bene e nel male, la democratizzazione e la diffusione su larga scala della grande Rete.
L’era di GeoCities
Oggi l’Internet Archive rende omaggio a questa forma espressiva e di comunicazione, con l’apertura del portale GifCities. Un enorme volume di GIF animate (circa 4,5 milioni) un tempo appartenenti al database di GeoCities, piattaforma che forse i più giovani faticheranno a ricordare, ma che costituì il primo vero servizio di hosting gratuito del Web noto a livello planetario.
Fondato nel 1994, divenne in breve tempo uno dei lidi online più frequentati, tanto da stimolare l’interesse di Yahoo che ne portò a termine l’acquisizione nel 1999, con un investimento economico quantificato in circa 3,5 miliardi di dollari. La chiusura alla fine del decennio scorso, nell’ottobre 2009, a testimonianza di come la natura stessa della grande Rete, così come la pubblicazione e la condivisione dei contenuti digitali, sia cambiata e mutata irreversibilmente, complice anche l’avvento dei social network.
GifCities: The Geocities Animated Gif Search Engine è un progetto speciale dell’Internet Archive, realizzato come parte del nostro ventesimo anniversario, per mettere in luce e celebrare gli aspetti divertenti dell’incredibile storia del Web, rappresentati nel nostro archivio e nella Wayback Machine.
C’è stato un periodo in cui, ben prima dell’adozione degli standard suggeriti dal W3C e dell’impiego di CSS per la formattazione delle pagine, i siti Web non erano altro che un ammasso di tabelle, righe, colonne e celle. E se in molti limitavano l’impiego delle GIF animate per i pulsanti dei menu o come orpelli grafici tra un paragrafo e l’altro, c’era anche chi si spingeva oltre e forzava il visitatore a sopportarne la visione utilizzandole in qualità di sfondo, ripetuto per tutta l’area del browser come pattern.
Il Web, under construction
Altri tempi, altri stili. Pensare a un’Internet così oggi può far sorridere, ma se nel corso del tempo si è acquisita consapevolezza del mezzo, se si è iniziato a tenere in considerazione i criteri di accessibilità e ad essere più attenti alle modalità di fruizione dei contenuti online, se si è iniziato a parlare di layout fluidi e adattabili a schermi di ogni tipo e dimensione, forse è anche grazie agli eccessi di quel periodo, quando il monitor di un computer era realmente percepito come una finestra su un mondo alternativo, fino ad allora inaccessibile o riservato a pochi eletti.
Dopotutto, gettando lo sguardo al di là dell’attuale status della grande Rete, non risulta difficile immaginare che fra altri vent’anni qualcuno scriverà un articolo simile parlando di un’iniziativa che celebra l’Internet degli anni ’10, quello fatto di CSS, HTML5, interfacce ottimizzate per dispositivi mobile e standard anch’essi inevitabilmente destinati all’obsolescenza. Perché, che se ne abbia consapevolezza o meno, il Web continua ad essere un enorme cantiere under construction.