Hanno nomi inglesi, sono prototipi nati in Germania, sono stati elaborati dai dipendenti Ford in tutto il mondo. La casa dell’ovale blu ha sviluppato alcuni mini veicoli elettrici per la mobilità delle persone e delle cose pensati come integrati alle automobili, nell’alimentazione e nella loro utilità negli spostamenti urbani.
Al Centro Ricerca di Aquisgrana, in Germania, un dipartimento di acciaio, marmo, vetro e un sacco di idee, Ford sperimenta le tecnologie che si vedranno nei prossimi anni sulle nostre automobili. Non sempre però le soluzioni vengono dall’alto o da uno studio di mercato. Nel caso del Mobility Challenge lanciato quest’anno, sono stati 600 dipendenti da tutto il mondo a raccogliere l’invito a proporre soluzioni per la mobilità di persone e cose nel contesto urbano. Tre di queste idee diventeranno realtà e due di queste sono già toccabili con mano.
Carr-E: altro che ruota di scorta
Occupa nel baule dell’auto lo stesso spazio che avrebbe una ruota di scorta, e ne ha anche lo stesso peso, però è un mezzo di locomozione in tutto e per tutto, compreso il clacson e le luci. Carr-E è stata sviluppata da Kilian Vas, ingegnere sistemista di Colonia, e sarebbe un errore confonderlo con quei sistemi automatici di pulizia delle case. A cui pure somiglia. Questo piccolo robot circolare sopporta fino a 120 kg di peso, ha un’autonomia di 22 chilometri e raggiunge i 18 km/h. I designer e ingegneri di Aquisgrana sono partiti dall’idea e l’hanno costruito, scoprendo che in termini di sviluppo e costi è assolutamente sostenibile. Il quadriruote si governa tramite un’app dello smartphone, si muove secondo lo spostamento del peso della persona che vi sta sopra, oppure segue il proprietario spostando per lui un peso fino all’automobile. Un concentrato di tecnologia con la simpatia di un’auto in miniatura, con tanto di frecce e clacson.
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Il triciclo da città
Anche Triciti viene fatto scendere dall’auto. È piegato, come una Graziella del 21° secolo, ma questo prototipo progettato da un trio di dipendenti del team veicoli di Ford ha una doppia funzione, come il precedente: mobilità di persone e di merci. Diverso il peso, diverso l’approccio uomo-macchina, anche la potenza dei motori elettrici (30 chilometri di autonomia e 20 km/h di velocità) e una comodità in più: può essere portato con sé anche sui mezzi pubblici. La sua modularità fa il resto: spostando i manubri in avanti è un mezzo vero e proprio, oppure può diventare una sorta di bicicletta assistita con un basket per pacchi, oppure come muletto per portare pesi più importanti.
La carrozzina che fa da sola
Nel percorso di una persona disabile che usa un’auto modificata, c’è sempre un brevissimo tratto, di pochi metri, in cui viene obbligata a vivere senza sconti la propria difficoltà: quando la carrozzina dev’essere messa in auto e ci si mette al volante. Ecco perché fra i tre progetti del last mile mobility, la eChair merita un posto speciale. Il concetto elaborato da Gunther Cuypers, Robin Celis e David Longin – tutti ingegegneri della sede di Lommel, in Belgio, è geniale: il mezzo si ripiega da solo salendo nel bagagliaio dell’auto e quando il conducente parcheggia, scende e si mette di fianco alla portiera, pronto per essere di nuovo utilizzata.
In pratica, Ford sta pensando seriamente di costruire in grande scala un carrozzina elettrica autonoma per aiutare le persone a mobilità ridotta. Tecnicamente, è molto più complesso di quanto sembri, anche perché oltre ad essere un mezzo di trasporto deve avere anche un pattern medicale, cioè essere riconosciuto come presidio medico. Una doppia certificazione che non spaventa certo Ford, interessata a integrare una carrozzina sulle auto customizzate, dotandola del meglio della loro tecnologia: motore elettrico, sensori, connessione con l’automobile. Per il momento esiste soltanto un video; ci vorranno almeno altri due/tre anni, ma ad Aquisgrana ci credono molto.