Il browser Opera include una funzionalità, denominata Turbo Mode, che comprime le pagine web velocizzando il loro caricamento. C’è tuttavia un effetto collaterale che l’autorità per le telecomunicazioni russa non ha molto apprezzato: gli utenti possono accedere ai siti bloccati dal governo. Per questo motivo, l’azienda norvegese potrebbe creare una blacklist per soddisfare le richieste della Russia.
Nonostante sia poco diffuso, Opera offre diverse funzioni interessanti, soprattutto per coloro che vivono in paesi con governi più o meno totalitari. In Russia, ad esempio, non è consentito l’accesso a siti che pubblicano articoli sgraditi ai politici e che condividono materiali protetti da diritto d’autore. Recentemente è stato bloccato l’accesso anche a LinkedIn. Esistono diversi “trucchi” per eludere i blocchi, come l’uso delle VPN, ma Opera è una delle soluzioni migliori, in quanto non richiede l’installazione di altri software.
La funzionalità Turbo Mode riduce la dimensione delle pagine attraverso l’identificazione degli elementi che possono essere compressi. L’effetto collaterale dell’operazione, che avviene sui server di Opera, è la visualizzazione dei siti bloccati. Roskomnadzor, l’autorità delle telecomunicazioni russe, ha quindi chiesto ad Opera di introdurre una blacklist che impedisca l’accesso ai siti, quando il Turbo Mode è attivo. La software house norvegese ha dichiarato di essere disponibile ad implementare un simile filtro.
La questione è in discussione da diversi mesi, ma la recente acquisizione di Opera da parte di Qihoo ha posticipato la conclusione dell’accordo. Tra l’altro, la situazione è diventata più complicata in seguito alla chiusura della sede russa. A partire dalla versione 40, il browser include una VPN gratuita che consente di eludere i blocchi, ma questa funzionalità non sembra rientrare nella trattativa.