Nel corso degli ultimi dodici mesi il volume delle richieste di takedown indirizzate a Google è aumentato in modo esponenziale. Si tratta delle notifiche inviate al motore di ricerca da chi detiene i diritti relativi a contenuti come musica, eBook, film e software, affinché vengano eliminati dalle SERP (pagine dei risultati) i link che portano al download dei file in modo non legale e non autorizzato.
Gli URL interessati sono stati oltre un miliardo in un solo anno (due miliardi dal 2012) più precisamente 1.007.741.143, relativi a circa 945.000 domini. È quanto emerge dall’aggiornamento del Rapporto sulla Trasparenza pubblicato da bigG. Di questi, il 90% circa (908.237.861) è stato rimosso. Gli altri sono etichettati come link verso pagine inattive, non in violazione delle normative vigenti o duplicati di altre richieste effettuate in precedenza. Dal canto suo, il gruppo di Mountain View sottolinea l’efficacia del proprio sistema basato sul DCMA (Digital Millennium Copyright Act), che permette ai detentori del copyright di far valere le proprie ragioni.
Il processo notice-and-takedown si è dimostrato un metodo efficiente ed efficace per risolvere il problema delle violazioni del copyright onling. La crescita annuale nel volume degli URL rimossi dai risultati delle ricerche dimostra come chi detiene i diritti trovi il sistema utile, valido e scalabile sulla base delle proprie esigenze.
In realtà singoli governi e authority stanno vagliano la possibilità di assumere un altro approccio per risolvere il problema della pirateria. Nel Regno Unito sono stati proposti alcuni emendamenti legati al Digital Economy Bill che, se approvati, potrebbero portare a sanzionare gli stessi motori di ricerca nel caso in cui non facciano abbastanza per arginare il fenomeno. Inoltre, negli Stati Uniti si sta ipotizzando una variazione nei requisiti necessari per accogliere una richiesta di takedown.
Una curiosità: oltre 50 milioni di notifiche, solo nell’ultimo anno, hanno riguardato il sito 4shared.com.