Cosa può raccontare la cronologia di navigazione di una persona? Tanto, forse troppo. In alcuni casi può addirittura portare all’arresto. È quanto avvenuto in Francia, dove un giudice della corte di Ardèche ha condannato un uomo (il nome non è stato reso noto) a due anni di detenzione e al pagamento di una sanzione pari a 30.000 euro per aver visitato alcuni siti messi online da sostenitori dell’ISIS.
La scoperta durante la perquisizione del domicilio, scattata in seguito alle intercettazioni condotte durante un’indagine inizialmente focalizzata su un altro soggetto. L’uomo, 32enne, in passato accusato di reati minori, nel corso degli ultimi due anni si è collegato più volte a portali jihadisti. Altri indizi a suo carico sono l’utilizzo della bandiera del Daesh come sfondo del desktop sul computer e la presenza di immagini e video relative ad esecuzioni su telefono, PC e pendrive USB. Ancora, l’utilizzo della password “13novembrehaha”, in riferimento agli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi. Importante però notare che non è stata scoperta alcuna prova tale da far ipotizzare che il soggetto stesse organizzando o pianificando un attacco terroristico. Questa la sua difesa in aula.
Volevo conoscere la differenza tra il vero Islam e quello falso. Ora l’ho capita.
Una misura che potrebbe dunque essere definita come preventiva, frutto del pugno di ferro voluto dalle istituzioni francesi per combattere la piaga del terrorismo, in seguito ai drammatici eventi che di recente hanno colpito il paese. C’è chi si oppone a questo atteggiamento, sostenendo la libertà d’informazione, anche se passa attraverso la consultazione di un sito che ospita testi e contenuti a sostegno dell’attività del califfato, come nel caso del FIDH (Federation for Human Rights) che si esprime attraverso la voce del presidente onorario Patrick Baudouin.
La consultazione di un sito Web non definisce una persone come terrorista.
Quanto accaduto in Francia è l’ennesima dimostrazione di come, anzitutto, sia necessario intavolare un confronto su come strutturare l’impianto normativo, al fine di renderlo efficace nel combattere il problema del terrorismo, senza però inficiare o compromettere il legittimo diritto ad informarsi di ogni cittadino. La migliore sintesi alla vicenda è forse quella fornita da Joe McNamee, direttore esecutivo di EDRi (European Digital Rights).
Quando le definizioni sono vaghe, significa che l’implementazione diviene arbitraria. E l’arbitrarietà è l’opposto della legge.