Non è ancora ben chiaro quale sia la natura del progetto Andromeda, ma sicuramente non costituirà il punto di fusione tra il sistema operativo Android e la piattaforma Chrome OS. Google l’ha dichiarato più volte in passato e il concetto è stato ribadito nuovamente da uno dei nomi più noti e influenti del gruppo di Mountain View: Hiroshi Lockheimer, in un suo intervento pubblico.
Il motivo? Semplice: entrambi gli ecosistemi sono ben posizionati sul mercato e non avrebbe alcun senso né logica porre fine alla loro esistenza. Android domina in modo incontrastato il settore mobile, soprattutto per quanto riguarda gli smartphone e i laptop della linea Chromebook costituiscono di fatto l’unica categoria in ascesa all’interno di un segmento, quello PC, in forte difficoltà, grazie soprattutto al tasso di adozione nell’ambito educativo favorito da un ottimo rapporto qualità-prezzo. L’arrivo della compatibilità tra le applicazioni distribuite su Play Store con Chrome OS ne favorirà ulteriormente la diffusione.
Lockheimer focalizza anche l’attenzione sul fatto che le due piattaforme si contagiano positivamente tra loro: se da un lato sui Chromebook arrivano le applicazioni Android, dall’altro il sistema operativo per smartphone e tablet ha introdotto con la più recente versione Nougat il concetto di aggiornamenti seamless, che consente di scaricare e installare gli update in modo non invasivo per l’utente, in backgroud, proprio come accade da sempre con Chrome OS.
Parlare di convergenza, al momento, è dunque fuori luogo. Per il futuro non è invece un’ipotesi da escludere, soprattutto se si prende in considerazione che le differenze tra un form factor e l’altro sembrano destinate a scomparire: i dispositivi ibridi e quelli della categoria 2-in-1 riscuotono sempre più successo, assottigliando in modo progressivo il divario tra il segmento tablet e quello dei laptop.