Un’acquisizione e l’apertura di un laboratorio focalizzato sulla ricerca nell’ambito della guida autonoma, l’avvio dei test che portano le self-driving car nelle strade pubbliche statunitensi, l’estensione del programma per la consegna a domicilio del cibo, la progettazione di un velivolo a decollo verticale. Tutte voci di spesa che, in questo 2016, andranno ad influire pesantemente sul bilancio di Uber.
Sebbene si è soliti pensare al gruppo guidato da Travis Kalanick come ad una realtà fortemente proiettata verso il futuro (e così è), Uber chiuderà il 2016 con perdite record: circa 3 miliardi di dollari secondo le previsioni. Questo nonostante gli introiti siano in forte crescita (dai 2 miliardi del 2015 ai 5,5 miliardi di quest’anno). Grandi investimenti, finalizzati a garantire profittabilità, anche se non nell’immediato, ai quali si aggiungono gli esborsi per il pagamento degli autisti e le parcelle dei legali impegnati nel difendere l’azienda dalle accuse che gli sono mosse in ogni parte del mondo.
Nel corso degli ultimi dodici mesi il gruppo ha anche acquisito Geometric Intelligence (la startup citata all’inizio dell’articolo) e Otto, altro team specializzato nella realizzazione di sistemi self-driving applicati ai mezzi pesanti per il trasporto delle merci. Si aggiungano gli investimenti per la promozione dell’attività di ride sharing, necessari soprattutto nei territori come gli USA dove l’azienda deve fronteggiare la concorrenza di realtà come Lyft, ed il quadro è completo.
Quella odierna è una giornata importante per Uber: il DVM californiano prenderà in esame il rilascio del permesso necessario per condurre test sui veicoli a guida autonoma nello stato. Inoltre, in Europa la discussione verte sulla reale natura del gruppo: si tratta di un servizio digitale oppure di una società che opera in modo equiparabile ad una più tradizionale compagnia di trasporti? Una decisione che potrebbe influire in modo significativo sulla futura attività dell’azienda.