La resa dei conti del 2017 arriverà presto, ha già una data: 5 aprile. A Perugia.
L’appuntamento lo ha involontariamente lanciato in queste ore Giovanni Pitruzzella, a capo dell’Autorità Garante per la Concorrenza, tra le righe di un ripetuto e accorato appello contro le “fake news”, le bufale e la costruzione della verità tramite i canali online. L’intervento di Pitruzzella arriva in un momento delicato e con toni troppo forti per poter essere interpretati come una semplice boutade propagandistica. Le sue sono parole che segnano un solco, dividendo con estrema precisione due visioni differenti del mondo dell’informazione. Uno strappo definitivo, una rottura cercata e voluta. Parole destinate a polarizzare, quindi, ma destinate anche a proseguire quel “rumore dei nemici” su cui Webnews ha nel tempo costruito ormai una saga.
C’è un filo rosso che unisce la legge sull’editoria del 2001 e le parole odierne di Pitruzzella: è un filo che passa per l’istituzione del ROC (2007), trasmissioni tv che additano il web come luogo di prostituzione e autodistruttività (2008 e 2009), l’approvazione di un Pacchetto Sicurezza che considera il Web come una aggravante (2009), il famigerato Emendamento D’Alia (2009), il j’accuse di Gabriella Carlucci (2009), il caso Tartaglia (2009), l’ennesimo provvedimento sulle intercettazioni (2001) e altro ancora. Molto altro ancora.
Un filo lungo un decennio, composto della stessa trama e spesso recitato dai medesimi attori, nutriti peraltro da identiche convinzioni. Il 2017 sarà però l’anno della resa dei conti per molti motivi: perché ci sono elezioni alle porte, perché sul Web si combatterà buona parte della battaglia elettorale, perché in atto v’è anche una battaglia generazionale e perché le parti sono pronte ad affrontarsi a muso duro.
Pitruzzella ha delineato il campo: da una parte chi ritiene che il Web debba essere regolamentato poiché troppo spesso sfuggente alle normative e alle dinamiche su cui è stato costruito il mondo dell’informazione; dall’altra chi ritiene che non si possa e non si debba considerare il Web una entità a sé e che vada normato nel solco della regolamentazione di qualsivoglia altro sistema informativo (pur nella piena consapevolezza delle differenti caratteristiche). E fin da ora occorre chiarire due punti:
- questo tipo di scontro è benedetto e necessario, poiché aiuterà a far chiarezza su un tema spinoso e centrale per gli equilibri e la bontà dei flussi informativi del futuro;
- Webnews intende incoraggiare questo tipo di dialogo, fino agli estremi di uno scontro aspro e spesso interessato, ma non potrà mai appoggiare quanti intendono perimetrare il Web con paletti dedicati.
Non si dovrà cedere né alla faciloneria del laissez faire del mercato, né alla scorciatoia della regolamentazione restrittiva: in ballo ci sono beni troppo importanti, come la libertà di espressione, nessuno osi quindi alzare un dito senza prima aver meditato a lungo. Sia uno scontro a mani nude, crudo e vivo, che consenta di sviscerare il tema una volta per tutte. Perché dopo un decennio di braccio di ferro una resa dei conti è necessaria e salutare.
L’appuntamento che ha dato a tutti Pitruzzella è scritto tra le righe della sua accusa al Web. Queste le sue parole ai microfoni RAI:
Penso a un’autorità pubblica assolutamente indipendente a cui, chi si sente danneggiato, si possa rivolgere per segnalare una notizia falsa e chiedere un intervento rapido che, dopo un sollecito contraddittorio, permetta di arrivare alla rimozione.
Su questo siamo d’accordo con Pitruzzella. Ma quello che lui identifica come “autorità pubblica” noi la identifichiamo come “Giornalismo“:
Giornalismo: Il complesso delle attività (dal punto di vista tecnico o professionale) dirette a fornire e commentare notizie, cronache, informazioni, attraverso la stampa quotidiana e periodica; anche, la professione del giornalista ( entrare nel g. ), la categoria dei giornalisti ( una delle più belle firme del g. ) e il complesso dei quotidiani di una città, regione, paese ( il g. inglese ).
La divulgazione delle notizie, la verifica delle notizie, la ricerca delle notizie, la costruzione della verità e la rettifica degli errori: questo è il Giornalismo, o almeno questo dovrebbe essere. E quando sa esserlo, gode della piena fiducia dei lettori, i quali riconoscono il valore che c’è dietro una verità e non hanno quindi bisogno di una post-verità (dove “post” sta spesso per “posticcia”, non solo per “successiva”). Online, cartaceo, radiofonico, televisivo, poco conta: sempre e comunque Giornalismo, con l’iniziale maiuscola a determinarne la grandezza e l’ispirazione, l’autorevolezza e il ruolo, la forza e l’istituzione.
Il 2017 sarà l’anno in cui il Giornalismo dovrà decidere se recuperare sé stesso o se abdicare definitivamente. Se abdicherà, i Pitruzzella di tutto il mondo avranno buon gioco a suggerire entità sostitutive che, strappandosi le vesta sul concetto di post-verità, tenteranno di instaurare nuovi bias cognitivi per piegare la realtà alle motivazioni dei committenti. Se avrà uno scatto d’orgoglio, invece, vedrà cadere poco alla volta i troppi pesi che si porta appresso, scrollandosi nomi e rendite di posizione che nulla fanno per bonificare un’entità che troppo si è attardata rispetto ai ritmi ossessivi di quella stessa realtà che occorre descrivere.
5 aprile, Perugia, eccolo l’appuntamento: si aprirà il Festival del Giornalismo. Le parti si troveranno sul campo per giocare la propria partita, armate esclusivamente delle proprie convinzioni. Una partita senza arbitri. Forse senza vincitori né sconfitti. Ma con un immenso pubblico in attesa di capire quali saranno i canali attraverso cui tentare di carpire sprazzi di verità in mezzo al continuo, strisciante e logorante rumore dei nemici.