Il 2016 è stato l’anno della consacrazione dei servizi di streaming musicale. È quanto dimostra uno studio da BuzzAngle Music, società d’analisi specializzata sul mercato dell’ascolto, pronto a confermare come il settore dello streaming abbia duplicato i propri introiti negli scorsi dodici mesi, almeno negli Stati Uniti. Un dato che porta nuova linfa vitale al settore discografico, nonostante il calo della vendita di album e singoli, sia fisici che digitali.
Nel corso del 2016, gli utenti statunitensi hanno ascoltato in streaming più di 191 milioni di brani, il 124.3% in più rispetto all’anno precedente. Di questi, il 76% delle riproduzioni è avvenuta tramite una sottoscrizione a pagamento, un aumento di ben il 62% rispetto al 2015. Una crescita che dimostra come la proposta delle piattaforme di streaming sia sempre più appetibile per l’utenza, tanto da giustificare l’impegno di un abbonamento mensile.
Sul fronte delle piattaforme, sono i grandi big di settore a emergere, quali Spotify e Apple Music. BuzzAngle Music sottolinea come, dopo diversi anni d’investimenti, la crescita degli utenti paganti di Spotify sia stata decisamente più rilevante rispetto a quelli free, tanto che lo scorso settembre la piattaforma ha raggiunto l’importante traguardo di 40 milioni di abbonamenti a livello mondiale. La rapida crescita di Apple Music, tuttavia, sembra essere la più sorprendente: in poco più di un anno, il gruppo di Cupertino ha superato i 20 milioni di abbonati globali, avvicinandosi quindi al rivale nonché leader di settore. Più contenute le performance di Tidal e altre piattaforme, come i servizi di Google e Amazon. Fra gli artisti più amati, “Views” di Drake vince il titolo dell’album più ascoltato in streaming, mentre “25” di Adele è il disco più acquistato in digital delivery e su supporto fisico.
Accanto allo streaming, un sistema di fruizione pronto a nuovi record nel corso del 2017, a stupire è anche la crescita di un supporto che, fino a pochi anni fa, sembrava ormai del tutto in disuso: la vendita di album in vinile, infatti, è cresciuta del 26% su base annua negli Stati Uniti. Un trend che conferma le recenti rilevazioni sul suolo britannico, dove qualche settimana fa gli introiti dovuti alla vendita di 33 e 45 giri hanno sensibilmente superato i guadagni derivanti dallo streaming musicale.