Disegno di Legge numero 2688, “Disposizioni per prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”. Si tratta di una sorta di fotografia perfetta, un ritratto involontario del modo in cui il Parlamento vede il Web. La proposta anti-bufale, piena di difetti tanto da non reggere al proprio stesso peso, rilancia fragorosamente quel “Rumore dei nemici” che continua a riverberarsi tra le stanze romane, ignara di tutto quel che si è discusso al di fuori di quella stretta cerchia di parlamentari, giornali e talk shaw che rappresentano il loro mondo.
Il “loro”, si, perché è venuto il momento di identificare un “noi” e un “loro”. Noi saremo coloro i quali, pur in assenza di ricette magiche in grado di risolvere il problema da un giorno all’altro, sanno benissimo come non aggravarlo e come evitare di sputar fuori sentenze deleterie. Loro solo coloro i quali si aggiungono alla nostra timeline con interventi sgangherati, nutriti di preconcetti, inapplicabili senza generare effetti collaterali ovunque.
Chi sono “loro”
Chi siano “loro” lo si può evincere dalla cronistoria di questi anni. Ma val la pena focalizzarsi sugli ultimi nomi di quest’ultimo capitolo, quelli che grazie al DDL 2688 si vanno ad aggiungere alla lunga lista che già compiliamo da anni. Occorre quindi partire con Adele Gambaro, ex-M5S oggi approdata in ALA, assieme ai primi co-firmatari Francesco Maria Giro (Forza Italia) , Riccardo Mazzoni (ALA) e Sergio Divina (Lega Nord). Mazzoni in particolare si evidenzia per aver già messo la propria firma sul testo 1311 (“Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo, del cyberbullismo e per la corretta utilizzazione della rete Internet a tutela dei minori) e 1620 (Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e per la corretta utilizzazione della rete internet a tutela dei minori).
La lista termina apparentemente qui, perché questo è quanto giunto alle prime cronache dopo alcuni giorni dal deposito della proposta, una pubblica presentazione in pompa magna e il corteo obbligato dei cronisti che hanno diligentemente raccontato quanto accaduto. In realtà si va oltre perché, con una raccolta firme che coinvolge membri di pressoché ogni schieramento, l’intero emisfero appare in qualche modo rappresentato. Tutti in un DDL, schierati e sorridenti, per una fotografia indimenticabile. Dietro ai quattro promotori, in ordine:
- Fabiola Anitori (AP (Ncd-CpI))
- Gabriele Albertini (AP (Ncd-CpE))
- Antonio Milo (ALA-SCCLP)
- Lucio Barani (ALA-SCCLP)
- Giuseppe Compagnone (ALA-SCCLP)
- Antonio Scavone (ALA-SCCLP)
- Antonio Razzi (FI-PdL XVII)
- Giancarlo Serafini (FI-PdL XVII)
- Paolo Arrigoni (LN-Aut)
- Silvana Andreina Comaroli (LN-Aut)
- Nunziante Consiglio (LN-Aut)
- Alessandra Bencini (Misto, Italia dei valori)
- Serenella Fucksia (Misto)
- Laura Bignami (Misto, Movimento X)
- Rosaria Capacchione (PD)
- Paolo Corsini (PD)
- Laura Puppato (PD)
- Camilla Fabbri (PD)
- Albert Laniece (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE)
- Franco Panizza (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE)
- Pietro Liuzzi (CoR)
- Anna Cinzia Bonfrisco (CoR)
- Paolo Naccarato (GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL, RI))
- Mario Mauro (GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL, RI))
La lista è destinata probabilmente ad allungarsi, ma fin da ora occorre ricordarsi questi nomi perché la polarizzazione va definitivamente decretata in questo DDL 2688: chi lo firma sta infatti proponendo norme restrittive sulla libertà di espressione poiché si intende, senza stabilire parametri che non lascino margini di interpretazione, frenare le notizie false online. Non proseguiremo oltre nella disamina: i motivi per cui tali proposte non abbiano motivo d’essere li abbiamo già elencati qui, qui, qui, qui e qui.
“Loro” non sono un partito (anzi, vi sono rappresentati pressoché tutti i partiti), così come questa non è una battaglia politica pro o contro qualsivoglia fazione: “loro” rappresentano piuttosto una ideologia di fondo e un movimento di marketing elettorale di superficie. Le pulsioni di una campagna elettorale che va ad iniziare solleticano la ricerca di un bacino di voti e le pulsioni di fondo dettate dagli attriti con la disintermediazione fanno il resto. Il rigurgito di questa situazione è in una serie continua di proposte di legge che mettono il Web alla berlina invece di tentare di comprenderne le dinamiche. Si, anche di correggerne le distorsioni, ma non a colpi di legge e soprattutto non senza mettere in campo la dovuta competenza.
Il voto sta per arrivare: questione di mesi ormai. “Loro” si qualificano per le proposte portate avanti. “Noi”, chiunque sia il “noi” e chiunque vi si voglia riconoscere, potreno agire di conseguenza snocciolando quella che è la storia del “Rumore dei nemici”. E scegliere in modo consapevole, per quanto sarà possibile, la rappresentanza del prossimo futuro.