Facebook ha più volte ribadito che una delle sue missioni è quella di dare il potere alle persone di condividere e rendere il mondo più aperto e connesso. Tuttavia, dopo anni il social network ha deciso di aggiornare i suoi obiettivi. All’interno di una lunga lettera, il CEO Mark Zuckerberg ha riconosciuto le gravi carenze e i punti ciechi che la missione della sua azienda ha creato. Mark ha aggiunto anche che, nel corso del tempo, l’azienda prenderà in considerazione ciò che accade dopo che connette le persone, cercando di gestire al meglio queste conseguenze.
Nella propria lettera pubblica, Mark Zuckerberg ha ribadito come in tempi come questi, la cosa più importante che Facebook possa fare è sviluppare le infrastrutture sociali per dare alla gente il potere di costruire una comunità globale che funzioni per tutti. Nella lettera, lunga oltre 5800 parole, il CEO del social network cita il termine “infrastruttura sociale” ben 14 volte senza, però, mai descrivere davvero cosa intenda. Zuckerberg si pone 5 obiettivi: aiutare gli utenti a costruire comunità che siano di supporto, che siano sicure, che siano informate, che siano civilmente impegnate e che siano inclusive. Negli ultimi dieci anni, Facebook si è concentrata nel collegare amici e famiglie, mentre ora il prossimo obiettivo sarà sviluppare le infrastrutture sociali per la comunità.
Comunità sicure, di sostegno, e inclusive dovrebbero essere l’obiettivo di tutti i social network e Facebook ha probabilmente fatto meglio, su questi fronti, rispetto a molti dei suoi rivali. Il social network, però, ha ancora un sacco di lavoro da fare: Zuckerberg ha descritto l’intenzione di investire più pesantemente nei Gruppi, offrire risorse per proteggere gli utenti dal fenomeno dell’autolesionismo e fornire impostazioni di contenuto più granulari per gli usi locali. Un social network, insomma, più integrato nella società e che quindi si assuma anche parte delle responsabilità che tale inclusione richiede e alimenta.
Ogni parola dipinge il profilo di un social network che non vuole più essere la proiezione online di una società, ma una istituzione addentro la società stessa. Facebook vuol diventare la nervatura informativa che unisca le community, le associazioni, le persone, le istituzioni, il tutto rendendo più efficace il modo di comunicare e il modo di costruire le comunità. Facebook non deve diventare handicap, ma elemento che può potenziare e validare dinamiche proprie della realtà. Se dunque troppa gente non si reca alle urne per votare, Facebook non vuol più essere accusata di esserne colpevole in quanto fonte di polarizzazione e qualunquismo: il network, anzi, vuol coltivare la passione civica dei singoli e tentare di recuperare quanti si sono allontanati dalla passione per il bene comune.
Contro le fake news
La società Facebook è stata martoriata dalla stampa per le elezioni presidenziali dello scorso anno, quando le bufale e la disinformazione diffuse viralmente sulla piattaforma hanno contribuito probabilmente alla vittoria a sorpresa di Donald Trump. Zuckerberg è stato inizialmente sprezzante all’idea che Facebook possa aver giocato un ruolo nelle elezioni definendo l’idea come “pazza”. Da allora, probabilmente, ha riflettuto molto su quanto accaduto.
Nella sua lettera, Zuckerberg spiega inoltre che vorrebbe fare di più per combattere la disinformazione (qualcosa che Laura Boldrini leggerà sicuramente con estremo piacere). Ma poi si sposta a discutere il modo in cui le piattaforme sociali riescono a polarizzare le basi di utenti.
Zuckerberg ha inoltre riconosciuto che, con 1,86 miliardi di utenti attivi, Facebook si è spinto verso punti di vista politici più estremi. Tutti in realtà hanno fatto la loro parte in questo scenario, tuttavia, con le sue vaste dimensioni, il contributo di Facebook in ambito fake news è stato sicuramente maggiore. Un problema che il CEO sembra voler, adesso, affrontare sul serio. Le soluzioni tecniche e sociali per mettere in modo dinamiche efficaci sono possibili: il network dovrà rinunciare a qualche condivisione di troppo, ma in cambio otterrà un ecosistema decisamente più salubre.
L’ipotesi è quella di offrire agli utenti una serie di prospettive, piuttosto che presentare “entrambe le parti” (una tattica che generalmente aumenta la polarizzazione e che quindi va eradicata). Si prospetta inoltre la possibilità di identificare i comportamenti degli utenti che condividono articoli nel social network per utilizzare questi dati per smorzare la diffusione virale di queste informazioni: l’analisi degli standard comportamentali potrebbe consentire di individuare le dinamiche che guidano la diffusione delle false notizie, togliendovi così quella visibilità che rubano alla parte buona dei flussi veicolati dalla community.
Insomma, Zuckerberg sottolinea tutta una serie di possibilità per fermare la diffusione delle false notizie. Pregevole, dunque, che il CEO della società punti a voler fermare il sensazionalismo e la falsa informazione, tuttavia, visto quanto accaduto negli ultimi tempi, era un’iniziativa che andava probabilmente intrapresa molto prima. Le pressioni esterne da una parte, e l’evidente caduta dell’esperienza utente dall’altra, hanno probabilmente imposto a Facebook un ripensamento radicale della propria rotta e una piccola virata era ora necessaria per tornare a godere del vento in poppa.