Il vicepresidente di Samsung, Lee Jae-yong, è stato arrestato per corruzione. Trattasi della vittima più illustre di uno scandalo che sta facendo molto discutere da settimane in Corea del Sud. Sebbene Lee Jae-yong sia ufficialmente solo il vicepresidente dell’azienda, in realtà trattasi del vero patron della società visto che suo padre ha dovuto lasciare le redini di Samsung a causa di gravi problemi di salute.
La magistratura locale accusa Lee Jae-yong di tangenti e nello specifico di una mazzetta da ben 40 milioni di dollari. Questa maxi tangente sarebbe stata versata a due fondazioni di proprietà di Choi Soon-sil, figura molto controversa in quanto molto vicina alla presidente del Paese Park Geun-hye che proprio a causa di questa relazione è stata poi costretta ad abbandonare le redini della nazione. Non è la prima volta che di recente Lee Jae-yong finisce sotto i riflettori per questo scandalo. Quasi un mese fa il leader di samsung era stato fermato per circa 24 ore ma poi era stato rilasciato in quanto la corte non aveva ravvisato rischi di fuga.
Ma adesso, qualcosa è cambiato e dopo un supplemento di indagini, l’arresto è stato ufficialmente formalizzato. Molti analisti politici vedono, inoltre, questa mossa come un ulteriore passo in avanti verso l’incriminazione anche della presidente che sta attendendo il pronunciamento della Corte costituzionale sull’impeachment votato dal Parlamento.
Il caos che sta facendo discutere la Corea del Sud vedrebbe Lee Jae-yong aver allungato una tangente a Choi Soon-sil per convincere la presidente a favorire una fusione aziendale inizialmente osteggiata dal Governo nazionale. Il destino di Lee Kun-hee è, adesso, in bilico. L’arresto potrà protrarsi per un massimo di 21 giorni ed entro questa scadenza un corte dovrà decidere del suo futuro.
Per Samsung, adesso, è scattato un piano di emergenza. A guidare il gruppo sarà, provvisoriamente, il Future Strategy Officee. I problemi coreani, però, arrivano a toccare anche l’Italia. Lee Jae-yong è, infatti, anche membro del CDA di Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli.
Per l’azienda coreana arriva, dunque, un nuovo durissimo colpo alla sua immagine già pesantemente provata dal disastro del Galaxy Note 7.