Elon Musk ha annunciato una nuova azienda chiamata Neuralink che avrà lo scopo di “fondere” il cervello umano in un’intelligenza artificiale. L’azienda, che è ancora nelle prime fasi della sua vita, non ha ancora alcuna attività pubblica, ed è incentrata sulla creazione di dispositivi che possono essere impiantati nel cervello umano, con l’eventuale scopo di aiutare gli esseri umani a fondersi con il software e tenere il passo con i progressi dell’intelligenza artificiale.
Queste soluzioni che Elon Musk vuole sviluppare, potrebbero migliorare la memoria o consentire l’interfacciamento più diretto con i dispositivi informatici. Musk ha lasciato intendere l’esistenza di Neuralink un paio di volte nel corso degli ultimi sei mesi e proprio di recente, a Dubai, aveva affermato di vedere un futuro in cui in cui l’intelligenza biologica e quella artificiale si sarebbero fuse assieme. Questi tipi di interfacce cervello-computer esistono oggi solo nella fantascienza. Nel regno medico, schiere di elettrodi e altri impianti sono stati utilizzati per contribuire a migliorare gli effetti del morbo di Parkinson, dell’epilessia, e delle altre malattie neurodegenerative.
Tuttavia, poche persone sul pianeta hanno impianti complessi collocati all’interno dei loro crani, mentre pazienti con sistemi molto più basilari solo comunque poche decine di migliaia. Questo in parte perché è incredibilmente pericoloso e invasivo operare sul cervello umano, e solo quelli che hanno esaurito ogni altra opzione medica scelgono di sottoporsi a tale intervento chirurgico come ultima risorsa.
Queste difficoltà, comunque, non hanno impedito un aumento d’interesse delle aziende della Silicon Valley a studiare possibili soluzioni in ambito tecnico medico su come migliorare le potenzialità umane con l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Il Wall Street Journal dice che Neuralink è stata fondata come società di ricerca medica in California lo scorso luglio. Possibile, dunque, che il suo obiettivo sia anche quello di curare eventuali malattie neurali degenerative. Per essere onesti, gli ostacoli nello sviluppo di questi dispositivi sono immensi. Ricercatori nel campo della neorologia affermano che l’uomo possiede una comprensione molto limitata su come i neuroni nel cervello umano funzionino, e che i metodi per la raccolta dei dati siano molto rudimentali.
C’è poi il problema di trovare volontari. I malati sono, infatti, stimolati a provare nuove soluzioni per guarire dalle loro condizioni ma persone sane ben difficilmente accetterebbero di farsi operare il cervello per impiantare soluzioni sperimentali.