Facebook: la Germania vara la legge anti fake

Mentre al Festival di Perugia Facebook insieme ai giornalisti discute di possibili strumenti anti fake, in Germania si concretizza una legge durissima.
Facebook: la Germania vara la legge anti fake
Mentre al Festival di Perugia Facebook insieme ai giornalisti discute di possibili strumenti anti fake, in Germania si concretizza una legge durissima.

La legge tedesca anti fake procede spedita verso l’approvazione in Parlamento. Il dispositivo promosso a pieni voti anche dalla cancelliera Angel Merkel si basa sulla minaccia ai social come Facebook di multe fino a 50 milioni di euro in caso non rispondano velocemente alle richieste e segnalazioni degli utenti su discorsi di odio e notizie false, oppure si rifiutino di rimuovere i contenuti illegali.

Anche se l’iter legislativo è appena iniziato e si scontrerà con un dibattito molto acceso, sia dentro i partiti che nella società civile, sembra davvero forte l’intenzione bipartisan del governo tedesco di applicare un testo che, per la prima volta in tutta Europa responsabilizza le piattaforme quando vengono utilizzate per propagare i discorsi (e anche i crimini) di odio e le notizie false senza distinguere tra due fattispecie di reati di opinione così diversi. Il progetto di legge che il governo vuole varare prima delle elezioni nazionali di settembre non piace a Facebook, non è un mistero, e non piace neppure agli osservatori internazionali. Addirittura l’Alto commissariato dell’ONU ha evidenziato il rischio che gli sforzi per contrastare le fake news possano portare alla censura, alla soppressione del pensiero critico e ad altri approcci «contrari ai diritti umani». Eppure non mancano gli entusiasti, anche in Italia – nazione particolarmente sensibile alle proposte drastiche, salvo poi, al contrario della Germania, applicarle di rado – tanto ossessionati dal problema della disinformazione e della polarizzazione da sottovalutare l’impatto di queste “prime soluzioni utili”.

Facebook mantiene la calma e si concentra sugli obiettivi

Al Festival del Giornalismo il social di Menlo Park è presente per la prima volta come sponsor: nel salottino allestito dentro l’Hotel Brufani, cuore organizzativo del festival, si mescolano manager europei e italiani, pierre, giornalisti, anche scolaresche, seduti ai tavolini si trovano i team degli sviluppatori, dei prodotti Facebook, disponibili a chiacchierare a proposito del social. Sulla notizia da Berlino, però, nessuno può dire più di quanto stabilito dai vertici. La reazione di Facebook è quella di un’azienda che ha già deciso di intervenire sulle fake news, per precisa volontà di Mark Zuckerberg, dunque cerca il bilanciamento tra il difendere il proprio sito e rispettare le leggi dei paesi in cui opera.

Un sassolino comunque se lo toglie:

Noi lavoriamo duramente per rimuovere i contenuti illegali dalla nostra piattaforma e siamo determinati a lavorare con gli altri per risolvere questo problema. Come gli esperti hanno sottolineato, questa legislazione dovrebbe costringere le aziende private a comportarsi come giudici, al posto dei tribunali, per stabilire ciò che è illegale in Germania.

dida

Facebook al Festival del Giornalismo è main sponsor e ha portato alcuni suoi manager internazionali, protagonisti anche di panel. Oggi Sarah Brown, che si occupa delle partnership strategiche, ha illustrato alcuni tra i modi più brillanti di trattare le notizie su Facebook, trasformandole in contenuti accattivanti e interagendo con il pubblico per informarlo adeguatamente sulle notizie a cui è interessato. Il social cerca in questa occasione del festival di puntare sulla costruzione positiva del rapporto fiduciario tra informatore e informato.

Attorno alle fake news

Bufale e post-verità sono tema portante dell’undicesima edizione di IJF. Soltanto oggi ne hanno parlato giornalisti, avvocati, piattaforme, scrittori. Il portale on-demand del festival contiene già i video di tutti questi interventi, e domani ce ne saranno altrettanti. La fake è un problema, certo, ma anche una opportunità per il giornalismo, perché in fondo costringe la professione e i media a riflettere sul suo futuro e sull’adeguamento del buon vecchio metodo del riscontro delle fonti a una realtà, il Web, enormemente diversa, un habitat che non è più abitato da un genere solo di utenti, ma da una stratificazione complessa di attività/passività.

Attorno alle fake news si sta giocando una partita politica, ormai è chiaro, ma dal momento che Facebook ha deciso di fare qualcosa e non farsi stringere d’assedio ha chiarito le parti in gioco: la politica cerca soluzioni facili; l’opinione pubblica è orientata a considerare male sia l’interventismo sul social sia la presenza di contenuti calunniosi, ma dimostra ogni giorno di più di essere vittima dei filtri dei social e delle camere d’eco delle opinioni di conforto, per cui è composta da persone statisticamente disposte a giudicare male il comportamenti altrui ma non il proprio; infine, i mass media tendono a farsi paladini della corretta informazione, quando sarebbe più corretto farsi carico del problema senza tralasciare le proprie colpe.

Il nuovo strumento

C’è però un elemento di novità: questa pressione costringe un’azienda con risorse economiche e ingegneristiche quasi illimitate, a inventare soluzioni. Non però frettolose, ma più intelligenti. Il social sta sperimentando i flag per le fake segnalati da debunker esterni, e proprio oggi ha annunciato un nuovo strumento realizzato insieme a First Draft, un’associazione non profit dedicata a migliorare la capacità e la metodologia utilizzata per segnalare e condividere informazioni online, che ha uno scopo educativo: aiutare le persone a identificare le notizie false. Questo nuovo strumento sarà visibile in cima al News Feed di Facebook per alcuni giorni agli utenti di 14 Paesi.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti