Verily è la divisione di Alphabet (un tempo chiamata Life Sciences) che si occupa di ricerca medica, sperimentando modi per sfruttare le potenzialità della tecnologia a beneficio della tutela della salute. Il suo team presenta Verily Study Watch, un orologio in grado di raccogliere e registrare parametri biometrici in modo passivo, ovvero senza richiedere l’esecuzione di alcuna azione da parte di chi lo indossa.
Si tratta a tutti gli effetti di uno smartwatch, ma differente rispetto a quelli in commercio che offrono il mirroring delle notifiche dal telefono o il monitoraggio delle sessioni di allenamento (del progetto si parla ormai da diverso tempo). Il suo design è stato studiato e realizzato sulla base dei feedback raccolti da utenti, ricercatori e medici. All’interno si trovano sensori in grado di misurare in tempo reale segnali come il battito cardiaco, l’attività elettrodermica e i movimenti inerziali, nonché capaci di effettuare un ECG. Le informazioni possono tornare utili per rilevare la presenza di scompensi cardiovascolari, disturbi nel movimento e altre patologie.
La batteria garantisce un’autonomia di una settimana, una caratteristica importante per non costringere chi lo indossa a frequenti ricariche. Altra caratteristica dello smartwatch è una memoria interna sufficientemente capiente da poter ospitare tutti i dati raccolti, anche grazie agli algoritmi di compressione impiegati. Un processore abbastanza potente per elaborare le informazioni e una piattaforma aperta alla ricezione di aggiornamenti (over-the-air) completano la dotazione, senza però dimenticare un display always-on che mostra l’ora, la data e alcune istruzioni (il pannello è ad alta risoluzione e a basso consumo energetico).
L’orologio sarà impiegato in un test clinico condotto da Verily in collaborazione con un partner, Personalized Parkinson’s Project, per identificare e studiare l’evolversi di una patologia come il Parkinson. Inoltre, lo smartwatch sarà utilizzato nel corso dello studio Baseline messo in campo in collaborazione con gli istituti Duke University e Stanford Medicine per studiare il rapporto tra lo stato di salute e l’insorgere delle malattie.