Migliaia di miliardi di ricerche effettuate ogni anno, il 15% delle quali inedite. L’impegno di Google finalizzato a garantire l’accesso a informazioni affidabili e puntuali è una costante che accompagna il motore di ricerca fin dal suo debutto al termine degli anni ’90, ma a quasi due decenni di distanza le sfide ancora da affrontare non mancano.
Il nuovo step evolutivo del servizio è illustrato nel dettaglio sul blog ufficiale di bigG, con un post firmato da Ben Gomes, VP of Engineering di Google Search. Un intervento che si apre con un’assunzione di consapevolezza, messa nero su bianco: “La ricerca su Web può essere sempre migliorata”. Dai tempi in cui i webmaster adottavano trucchi ed escamotage per guadagnare in termini di PageRank e scalare le SERP (pagine dei risultati), si è passati a un’era in cui gli algoritmi impiegati garantiscono un filtro efficace contro pratiche di questo tipo, facendo emergere i siti realmente meritevoli e penalizzando invece chi offre contenuti di bassa qualità.
La battaglia si è spostata altrove e si combatte oggi sul campo delle fake news, ovvero informazioni e notizie dalla natura ingannevole, del tutto falsa o talvolta offensiva. Un fenomeno che secondo Google interessa circa lo 0,25% del traffico generato quotidianamente e che il gruppo ha scelto di affrontare di petto, mettendo in campo una strategia che mira a garantire risultati sul lungo termine.
Posizionamento e algoritmi
Parte del cambiamento in atto riguarda le linee guida offerte ai valutatori della qualità della ricerca, ovvero persone reali incaricate di stabilire la conformità dei risultati restituiti alle query inoltrate. I pareri forniti non contribuiscono a determinare il posizionamento delle singole pagine, ma offrono dati utili a identificare aree che necessitano di miglioramenti. Chi desidera approfondire la questione può dare un’occhiata alle nuove Search Quality Rater Guidelines che includono esempi dettagliati di pagine ritenute di scarsa qualità. In questo modo gli addetti a questo compito sono in grado di individuare con maggiore chiarezza contenuti ingannevoli, bufale, teorie cospiratorie e altre informazioni non affidabili.
Google annuncia inoltre di aver apportato modifiche ai propri algoritmi di posizionamento, che combinano centinaia di segnali per determinare i risultati da mostrare in seguito a una ricerca: dalla data di pubblicazione al numero di volte in cui il termine cercato compare all’interno della pagina.
Feedback diretto
Il gruppo di Mountain View mira a coinvolgere direttamente gli utenti nel processo di evoluzione e miglioramento del motore di ricerca, attraverso l’integrazione di strumenti per l’invio di feedback integrati nell’interfaccia e immediatamente accessibili. Uno di questi si applica ad esempio al completamento automatico, ovvero alla funzionalità che permette di visualizzare previsioni sui termini da cercare mentre li si sta ancora digitando, una caratteristica introdotta per velocizzare l’operazione e consentire la consultazione delle informazioni nel minor tempo possibile. Qualora il box dovesse riportare suggerimenti non accurati oppure offensivi lo si può segnalare istantaneamente a Google, con un semplice click, come mostra l’animazione allegata di seguito: comparirà un riquadro dal quale scegliere le query ritenute fuori luogo, con un campo attraverso cui spiegarne il motivo.
Lo stesso vale per i Featured Snippets, ovvero le aree visualizzate in cima alle SERP contenenti informazioni ritenute rilevanti sulla base dei termini digitati.
Infine, Google dichiara di aver ritoccato la propria policy e aggiornato il sito How Search Works che offre informazioni dettagliate sulla tecnologia impiegata dal motore di ricerca e sul suo funzionamento. Il tutto nel nome della trasparenza e nell’ottica di un miglioramento continuo.
Sebbene i nostri risultati di ricerca non saranno mai perfetti, siamo sempre impegnati a conservare la vostra fiducia e ad assicurare che i nostri prodotti continuino ad essere utili per tutti.