Si è parlato ampiamente di WannaCry e di come il ransomware sia riuscito a mettere in ginocchio centinaia di migliaia di computer Windows in tutto il mondo. Un’azione cracker (non hacker, è bene sottolinearlo) diffusa su scala mondiale, che non ha risparmiato nemmeno il nostro paese, sebbene i casi segnalati in Italia siano di numero inferiore rispetto a quanto avvenuto altrove.
Pericolo scampato, dunque? Nient’affatto. Innanzitutto perché, stando a uno studio condotto dalla milanese Competence, i nostri connazionali hanno una percezione poco chiara del rischio legato a operazioni di questo tipo. Prendendo in considerazione migliaia di articoli, post e commenti pubblicati sul Web, è emerso come definire gli italiani incoscienti sul tema sia tutt’altro che fuori luogo. Si è discusso molto di WannaCry su Twitter ed è stato registrato un elevato livello di interazione tra chi cura i contenuti e la community di utenti su YouTube, ma la fiducia continua a essere riposta principalmente nei media tradizionali. Queste le parole di Federico Venturini, Web Marketing Specialist.
In termini di numero di conversazioni è vero che Twitter si è rivelato il canale preferito, ma la nostra indagine rivela anche che quando c’è la percezione di rischio le persone si affidano ancora ai media tradizionali che hanno un livello di trust molto elevato.
Gli italiani hanno trattato l’argomento sui social, ma senza passare di fatto all’azione per scongiurare il rischio: se a livello mondiale in seguito alla comparsa del problema i motori di ricerca sono stati invasi dalle query sul tema cybersecurity, nel nostro paese ciò non è avvenuto. Manca dunque un’adeguata percezione del pericolo, in questi casi essenziale, pur senza lasciarsi andare a inutili e controproducenti allarmismi. Insomma, in Rete se ne è parlato molto, ma quasi esclusivamente tra esperti del settore e addetti ai lavori, mentre coloro che inconsapevolmente costituiscono il vero target del ransomware sembrano aver riposto poca attenzione alla vicenda.
Eppure, la situazione dovrebbe destare giustificate preoccupazioni. Lo si è sottolineato anche in occasione dell’evento CPX Europe 2017 andato in scena di recente a Milano, dove i dati raccolti da Check Point Software hanno sottolineato come il mese di aprile (dunque ancor prima che WannaCry si manifestasse in tutta la sua violenza) sia stato drammatico per l’Italia, che in poche settimane ha scalato la classifica dei territori più colpiti da malware a livello globale, posizionandosi al 35esimo posto. Le minacce più diffuse sono risultate essere Conficker, HackerDefender e Rig EK.