C’erano una volta il NES e il Master System, poi il Mega Drive e lo SNES, la prima PlayStation e il SEGA Saturn. Poi sono arrivati i tempi del duopolio Microsoft-Sony, con il catalogo Xbox e quello PS impegnati a contendersi la fetta più grande di market share, intervallati dalla parentesi dominata da Nintendo con il suo Wii. È la storia della console war, un’epoca che non c’è più.
Dov’è la next gen?
Se con l’esordio di PlayStation 4 e Xbox One si è potuto parlare senza timore di smentita di next gen, questo termine dovrà essere ben presto abbandonato. Il salto generazionale non c’è più, sostituito da upgrade che si manifestano con cadenza pressoché annuale, proprio come avviene in ambito mobile con gli smartphone. Si assottiglia il divario tra la granitica stabilità del comparto hardware equipaggiato dalle console e la versatilità delle soluzioni PC dedicate al gaming, che da sempre offrono una grande libertà di configurazione in fase di acquisto e di un successivo aggiornamento.
La dimostrazione lampante è ciò che sta avvenendo in questi mesi: Sony ha lanciato PS4 Pro allontanando così l’ipotesi PS5 e Microsoft ha prima introdotto Xbox One S con supporto a tecnologie avanzate come 4K e HDR, poi annunciato Xbox One X che da novembre metterà a disposizione una notevole potenza di calcolo: 6 teraflop. In realtà, nessuno di questi step evolutivi sembra poter essere sufficiente per parlare di una vera e propria nuova generazione videoludica. Anche il catalogo dei giochi offerti non è più saldamente vincolato a una sola piattaforma, ma offre nativamente il supporto a due o più console della stessa famiglia (ad esempio Xbox One, Xbox One S e Xbox One X) senza bisogno di ricorrere alla retrocompatibilità.
Non più solo console
Quali i motivi di questo trend? Il mercato del gaming sta inseguendo quello mobile? La natura ibrida di un prodotto come Nintendo Switch sembrerebbe avvalorare questa teoria. La realtà è molto più complessa. Anzitutto, se c’è stato un tempo in cui la potenza dell’hardware costituiva un limite alla creatività degli sviluppatori, si tratta di un’epoca ormai conclusa. Già nelle scorse generazioni si è assistito al debutto di titoli in grado di spremere a fondo la capacità di calcolo di una piattaforma solo nell’ultima parte del suo ciclo vitale. Questo è un elemento che rende meno indispensabile un salto generazionale netto: insomma, processore e chip grafico non costituiscono più un collo di bottiglia per le software house. Almeno non come in passato.
Altro fattore da tenere in considerazione: le console non sono più macchine destinate esclusivamente al gioco, ma oggi rappresentano uno hub per l’intrattenimento domestico a 360 gradi. Dallo streaming dei contenuti multimediali alla navigazione in Rete, dall’esecuzione di applicazioni per la comunicazione all’accesso ai social network. È questo un altro aspetto che rende le piattaforme videoludiche in qualche modo simili a un PC o a un dispositivo mobile.
Gaming e innovazioni
Ancora, Xbox e PlayStation non dettano più i ritmi per l’introduzione di innovazioni dedicate al gioco, ma in qualche modo le subiscono, vi si adattano. Si pensi alla realtà virtuale: è arrivata in un primo momento su PC e su mobile, solo successivamente Sony l’ha portata su PS4 con il lancio del visore PlayStation VR (con risultati non propriamente esaltanti), mentre Microsoft potrebbe offrire la sua alternativa a partire dal 2018.
Anche il cloud gaming potrebbe ulteriormente contribuire a rendere sempre più superfluo il salto generazionale tra le console. Dopotutto, l’intero processo di elaborazione del segnale audio-video dei titoli viene gestito da un server remoto, che in tempo reale invia l’output allo schermo e agli altoparlanti del giocatore. Piattaforme come PlayStation Now o NVIDIA GeForce NOW già offrono questo tipo di soluzione. Una capillare diffusione della banda larga ne spingerà l’adozione su vasta scala, così da attribuire sempre meno importanza alla potenza di calcolo di cui si dispone in locale: dopotutto, è sufficiente una buona connessione Internet.
Bye bye, console war
Tanti fattori che, insieme, hanno cambiato e stanno plasmando il panorama videoludico, mutandone le dinamiche e trasformandolo in qualcosa di ben diverso da ciò che è stato per decenni. L’era della console war, così come nostalgicamente la ricordano tutti coloro che hanno avuto modo di viverla tra gli anni ’80 e gli anni ’00, è destinata a diventare un ricordo. Un’epoca fatta di sonari, boxari, pcisti e nintendari ormai al tramonto. Le discussioni, i confronti e gli scontri, in futuro, verteranno sempre più sulla qualità dei titoli e delle esclusive piuttosto che sulla forza bruta che le singole piattaforme saranno in grado di sprigionare.