Arriva dall’Information Commissioner’s Office (ICO), l’organismo britannico che si occupa di tutela della privacy, una comunicazione ufficiale in merito alla collaborazione siglata tra DeepMind e il National Health Service (NHS). La partnership ha visto i dati clinici appartenenti a circa 1,6 milioni di pazienti analizzati da un sistema di intelligenza artificiale, al fine di sviluppare una tecnologia in grado di diagnosticare preventivamente una patologia come l’infezione renale acuta (IRA).
ICO riconosce la buona finalità dell’iniziativa, ma condanna le modalità con le quali è stato condotto il progetto, definendo “inappropriate” le basi legali addotte dalle due realtà coinvolte per la condivisione delle informazioni. Lo scambio è avvenuto in violazione di quanto previsto dal Data Protection Act, una legge approvata dal parlamento UK nel 1998 e ancora vigente per quanto riguarda la gestione dei dati personali.
Stando a quanto stabilito, sarebbe stato NHS ad attuare un comportamento non consono alle regole, non DeepMind. La problematica è di natura tecnica: secondo la normativa, i pazienti consentono in modo implicito all’utilizzo dei dati che li riguardano per tutto ciò che concerne la loro cura, ma se le informazioni vengono impiegate per lo sviluppo di un’applicazione di cui beneficeranno altre persone, il consenso dev’essere esplicito.
Ne deriva che per la partnership è necessario ottenere l’autorizzazione dei diretti interessati, poiché si tratta di ricerca e non di un utilizzo dei dati finalizzato alla pratica medica diretta. Va altresì precisato che, nella realtà, quasi tutti i pazienti acconsentono una volta interpellati all’utilizzo delle informazioni che li riguardano (ovviamente in forma anonima) anche per portare aventi studi e sperimentazioni.
L’atteggiamento dell’ICO nei confronti di NHS e DeepMind non è di tipo punitivo. L’ente vuol anzitutto ricordare che è doveroso assicurare un adeguato livello di tutela della privacy ai pazienti, spingendo i soggetti che aderiscono al progetto ad adeguarsi a quanto previsto dalle normative, ma senza porre alcun freno all’innovazione. Non potrebbe essere altrimenti, considerando che la finalità della ricerca è quella di salvare vite tramite l’impiego di una tecnologia avanzata e ascrivibile al mondo dell’intelligenza artificiale e del machine learning. L’IRA, stando alle statistiche ufficiali, solo nel Regno Unito provoca ogni anno oltre 40.000 decessi, il 25% dei quali potenzialmente evitabile con una diagnosi precoce.