Cresce il fenomeno della condivisione della password per le piattaforme di streaming, in particolare Netflix: gli utenti, approfittando della possibilità di visione contemporanea su due o più dispositivi a seconda della sottoscrizione scelta, sfruttano questa modalità per risparmiare sui costi mensili della piattaforma. E sebbene fino a oggi Netflix non abbia mai condannato questa pratica, in futuro l’abitudine potrebbe risultare problematica per il colosso. È quanto sostiene Fortune, a seguito di una survey condotta da Reuters/Ipsos negli Stati Uniti.
Secondo quanto rilevato, dall’indagine su un campione rappresentativo di abbonati a Netflix, HBO Now e Hulu, il 21% degli utenti tra i 18 e i 24 avrebbe usufruito delle piattaforme tramite account condivisi, esterni al proprio nucleo familiare. La percentuale si riduce per gli adulti, rimanendo comunque significativa: il 12% degli over 24 condivide regolarmente l’account con amici e colleghi, per ridurre la spesa mensile.
Così come già accennato, Netflix non ha mai apertamente condannato la pratica, anche perché ottimo veicolo per far conoscere il proprio servizio, appassionando l’utente alle serie originali del colosso e convincendolo, nel tempo, a sottoscrivere un abbonamento personale. Eppure gli esperti di borsa non manifestano la stessa serenità, almeno a giudicare da Fortune, poiché convinti che quella percentuale di sharing corrisponda a buoni guadagni che la piattaforma non sarebbe riuscita a intercettare. Finché il gruppo rimarrà in crescita, così come negli ultimi anni, non vi sarà motivo di preoccupazione. Ma in caso dovesse giungere un primo e fisiologico rallentamento, la strategia potrebbe essere modificata in itinere.
In realtà, le piattaforme coinvolte hanno già smentito, nel corso degli ultimi mesi, le problematiche sollevate dagli esperti di economia e di borsa. Bernadette Aulestia, vicepresidente esecutivo della distribuzione globale di HBO, ha così spiegato:
Per noi è più importante che gli utenti, che a quell’età potrebbero non essere ancora economicamente indipendenti, si abituino al prodotto per poi diventare in futuro dei clienti paganti.
David Wells, chief financial officer di Netflix, aveva invece già affrontato la questione lo scorso settembre:
Potremmo bloccarlo, ma quegli utenti non si trasformerebbero improvvisamente in utenti paganti.