L’amministrazione Trump ha rimosso Kaspersky Lab da due elenchi di fornitori, dai quali le agenzie governative effettuano acquisti di apparecchiature e servizi. Secondo la U.S. General Services Administration, la software house russa potrebbe usare i suoi prodotti per consentire al Cremlino l’accesso alla reti statunitensi. Kaspersky Lab ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna comunicazione in merito.
Da mesi ufficiali dell’FBI e politici statunitensi sospettano che l’azienda abbia legami troppo stretti con le agenzie di intelligence russe, in particolare con FSB (ex KGB), accusate di aver effettuato attacchi informatici contro obiettivi sensibili negli Stati Uniti. Lo scorso mese di maggio è stata approvata al Senato una proposta di legge per bloccare l’uso dei software Kaspersky nel Dipartimento della Difesa. A giugno alcuni dipendenti della software house sono stati interrogati da agenti dell’FBI durante un’indagine di controspionaggio.
Il delisting di Kaspersky Lab è avvenuto poche ore dopo la pubblicazione, da parte di Bloomberg, di un articolo che accusa l’azienda russa di collaborare con i servizi segreti di Mosca. Il CEO Eugene Kaspersky ha categoricamente smentito quanto riportato dall’agenzia di stampa, elencando nove falsità contenute nell’articolo, etichettato come “giornalismo da sauna”.
PhD for 'banya journalism' goes to Bloomberg. Numerous allegations, misinterpretations & fakes. This story is BS brewed on political agenda
— Eugene Kaspersky (@e_kaspersky) July 11, 2017
Kaspersky Lab ha dichiarato per l’ennesima volta di non avere nessun legame con nessun governo. L’azienda non ha mai aiutato e mai aiuterà i governi nelle loro operazioni di spionaggio. La software ritiene che sia stata trascinata “nel mezzo di una lotta geopolitica in cui ogni parte tenta di utilizzare l’azienda come pedina nel loro gioco politico”. Gli Stati Uniti sospettano che la Russia abbia avuto accesso alle email dei gruppi vicini al Partito Democratico per interferire nella campagna per le elezioni presidenziali del 2016.
Il CEO chiude il suo lungo post con una domanda: « perché Kaspersky Lab dovrebbe aiutare il governo russo, visto che l’85% dei profitti provengono dall’esterno del paese?» Perdere contratti milionari solo per soddisfare le (presunte) richieste della FSB non avrebbe nessun senso.