L’avvento delle piattaforme di streaming, tra cui Netflix e Amazon Prime Video, ha reso evidente un fenomeno estremamente diffuso: quello del binge-watching. Lo spettatore, anziché attendere settimanalmente l’episodio della propria serie preferita, può gustarne una puntata dopo l’altra, per parecchie ore di fruizione continua. Per quanto oggi sia questa la modalità principale per il consumo degli show, un nuovo studio ne sottolinea però i limiti: secondo quanto rilevato dall’Università di Melbourne, la visione continuativa sarebbe in grado di ridurre il tasso di gradimento e la qualità percepita da parte degli spettatori.
La gran parte degli utenti abbonati a piattaforme di streaming è solita lanciarsi in lunghe sessioni di binge watching. Lo ha confermato Netflix nel 2014, spiegando come il 61% dei suoi abbonati preferisca ammirare la propria serie televisiva senza soluzione di continuità tra un episodio e l’altro. Eppure, secondo quanto riporta una ricerca condotta da Jared Hovarth presso l’Università di Melbourne, il binge watching sarebbe tuttavia inversamente proporzionale al gradimento nel tempo dello show.
Gli esperti hanno sottoposto a speciali questionari un gruppo di 51 studenti dell’università, divisi in tre gruppi da 17 individui ciascuno. Al primo gruppo è stato richiesto di guardare uno show di un’ora una volta a settimana, al secondo una volta al giorno, mentre all’ultimo sono stati proposti sei episodi consecutivi del programma. Per l’esperimento è stato scelto il drama BBC “The Game“, ambientato ai tempi della Guerra Fredda tra USA e Russia: prodotto nel 2014 per un totale di sei episodi, si è rivelato perfetto agli scopi di studio perché capace di catturare le attenzioni di un’audience variegata, dati i temi trattati. Non è però tutto: per verificare che i partecipanti allo studio prestassero effettiva attenzione, agli studenti è stato richiesto di premere un pulsante all’apparizione di una sigaretta o di un drink sullo schermo. Al termine della visione, i partecipanti sono stati sottoposti a diversi questionari, estesi nel tempo: il primo subito dopo il termine dello show, il secondo a distanza di 24 ore e il terzo a 140 giorni.
Dai dati raccolti, è emerso come i binge watcher possano approfittare della migliore capacità di memoria a 24 ore dalla fruizione, ma anche come tendano a dimenticarsi largamente la trama dopo 140 giorni. L’esatto contrario accade invece per chi ha potuto guardare un episodio al giorno, mentre per il gruppo settimanale si certificano le migliori performance sia il giorno successivo che dopo parecchie settimane di distanza. Non è però tutto, poiché dai questionari emergerebbe chiaramente come la visione continuativa porti, nella maggior parte dei casi, a gradire sempre meno la trama episodio dopo episodio, poiché aumentano elementi di disturbo come la noia, la stanchezza e la frustrazione dell’immobilità. I ricercatori, tuttavia, sottolineano come questi dati potrebbero non essere definitivi: innanzitutto, gli spettatori non hanno potuto scegliere autonomamente la serie, quindi un certo malcontento potrebbe essere stato generato da una trama non considerata adatta ai propri gusti. Ancora, il programma prescelto non è stata strutturato per il binge watching, un fatto che la differenzia da quelli solitamente presenti sulle piattaforme di streaming termini di strategie narrative.