Disco verde per gli smartphone nelle scuole. Così almeno sembra dalle parole della ministra Valeria Fedeli, che commentando l’inizio dell’anno scolastico ha annunciato che tra pochi giorni presso il Ministero dell’Istruzione si insedierà una commissione che avrà il compito specifico di scrivere delle linee guida che poi diventeranno la classica circolare in tutte le scuole d’Italia. O forse qualcosa di più.
È davvero possibile? Quell’oggetto odiato da tutti gli insegnanti, colpevole delle distrazioni, da spegnere per evitare che gli alunni copino da Internet le informazioni chieste in un compito in classe, diventa improvvisamente amico delle aule? Queste le parole della ministra:
So che non si può continuare a separare il loro mondo, quello fuori, dal mondo della scuola. (…)Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare.
Insomma, per la ministra Fedeli il device connesso non è altro che un potenziale strumento didattico che non va spento per evitare distrazioni, bensì acceso per sfruttarne le opportunità positive. Certo, cum grano salis, perché non si può certo ignorare quanto sia complicato salvaguardare l’isolamento dello studente da tutto ciò che invece può pregiudicare il suo apprendimento: dalle informazioni in Rete alle applicazioni di gioco, dalle chat con cui è possibile scambiare di tutto, fino ai social network.
Non si può separare il mondo delle ragazze e dei ragazzi dal mondo della scuola. La mia intervista su @repubblica https://t.co/zW4pmj08XS
— valeria fedeli (@valeriafedeli) September 12, 2017
Uno smartphone sicuro nelle scuole vuol dire modificare ciò che viene insegnato agli insegnanti sulle modalità di apprendimento e capacità di memorizzazione di bambini e ragazzi, parametrare l’uso dello smartphone per stimolare la concentrazione invece di diminuirla, e poi bisogna pensare alla connessione, alla sicurezza del dispositivo. Quali strade prenderà la commissione ministeriale, che sarà composta da esperti di digitale e di pedagogia? Magari degli smartphone limitati? E come? Ma soprattutto quali? Quelli in possesso degli studenti? Nuovi smartphone da comprare? Oppure si troveranno soluzioni più smart a basso costo?
Insomma, qualunque cosa decidano, l’argomento è già parecchio interessante, perché attiene a nuovi parametri che non calano direttamente dal privato al pubblico, ma mettono in relazione oggetti e abitudini consolidati con un ambiente diverso cercando una compatibilità fin qui negata.