In concomitanza con la presentazione dei nuovi iPhone 8 e iPhone X, Apple ha lanciato anche la sua nuova linea di processori: gli A11 Bionic. Rinnovato nelle funzionalità, e decisamente più performante rispetto alla precedente generazione degli A10 Fusion, il processore A11 Bionic è alla base delle principali funzioni dello smartphone da 5.8 pollici, tra cui il riconoscimento facciale di Face ID. Perché, tuttavia, da un paio di anni a questa parte il gruppo ha deciso di modificare la denominazione dei suoi chip, rispetto alla semplice progressione numerica rispettata fino agli A9?
Apple ha cominciato a usare definizioni proprie per i chipset ARM nei suoi iDevice, comunque diversi dalle proposte della concorrenza perché basati su una progettazione in-house, a partire dal 2010. Con il lancio di iPhone 4, infatti, il gruppo ha presentato contestualmente il suo processore A4. La progressione numerica è quindi proseguita di anno in anno, dagli A5 agli A9, con qualche intermezzo per le versioni “X” più performanti montate sugli iPad. Dal 2016, con la presentazione di iPhone 7, il gruppo californiano ha però deciso di modificare questa tradizione: il processore A10 è divenuto A10 Fusion, mentre l’attuale A11 in iPhone X è stato ribattezzato in Bionic. Per quale motivo?
Secondo quanto rivelato da The Verge, Apple avrebbe semplicemente deciso di rendere i nomi dei suoi processori più affascinanti, a puro scopo di marketing. La società, infatti, avrebbe notato una certa mancanza d’appeal tra la semplice numerazione “A” e i nomi vistosi e altisonanti invece optati dalla concorrenza:
All’interno di iPhone 8 vi è il nuovo processore A11 Bionic, lo stesso presente anche iPhone X. Apple ci ha riferito di averlo chiamato Bionic perché la società ha scoperto come nomi quali A8 e A9 non fossero particolarmente eccitanti, in confronto a quelli della concorrenza. Di conseguenza, lo scorso anno è stato aggiunto “Fusion” per l’A10 e quest’anno “Bionic” per l’A11.
La scelta di Bionic, di conseguenza, non deriva direttamente dalle ottime performance del processore, bensì dalla necessità di presentarlo al mondo sotto una luce più accattivante.