Facebook ha dichiarato che le inserzioni russe sarebbero state viste da oltre 10 milioni di persone, la maggior parte delle quali, però, ha visto gli annunci dopo la fine delle elezioni. Il social network non ha voluto chiarire quante impressions abbiano ottenuto queste pubblicità. L’unico dato più specifico che Facebook ha voluto condividere è che il 44% degli annunci è stato visualizzato prima delle elezioni del 2016 e il 56% dopo. 3000 sarebbero stati gli annunci pubblicati all’interno della piattaforma derivanti dalla campagna portata avanti dal gruppo “Internet Research Agency“, molto vicino al Governo Russo.
Questi dettagli sono stati rilasciati successivamente all’audizione di Facebook al Congresso degli Stati Uniti dove si è affrontata la questione della propaganda russa sui social network. Facebook dice che un quarto degli annunci che ha identificato non sono mai stati mostrati a nessuno, probabilmente perché sono stati mirati a un gruppo troppo specifico di utenti. La maggior parte di queste inserzioni contenevano riferimenti a sfondo sociale e politico, toccando argomenti come i diritti LGBT, passando per i problemi dell’immigrazione sino al diritto dell’uso alla armi.
La propaganda russa sarebbe passata attraverso i normali canali pubblicitari del social network ed il gruppo Internet Research Agency avrebbe speso, per gli annunci, circa 100 mila dollari, cifra già ben nota alla cronache.
Il social network ha evidenziato che gli annunci del gruppo Internet Research Agency non avrebbero nemmeno violato le policy della piattaforma se il gruppo non avesse ingannato gli utenti nascondendo la sua vera identità.
Per bloccare sul nascere situazioni analoghe, Facebook ha promesso alcune misure urgenti tra cui l’assunzione di nuovi 1000 moderatori che avranno il compito di controllare più minuziosamente i messaggi pubblicitari sospetti. Inoltre, Facebook ha promesso anche maggiore trasparenza sugli annunci. Gli inserzionisti, per esempio, dovranno comprovare l’organizzazione per cui lavorano.