Durante la presentazione del nuovo iPhone X, avvenuta lo scorso 12 settembre, Apple ha sottolineato di aver testato a lungo la sicurezza di Face ID, anche sottoponendo il sistema di riconoscimento facciale a maschere professionali, in tutto e per tutto identiche ai volti umani. Eppure qualcosa pare sia sfuggito al controllo di Cupertino, poiché una società in Vietnam è riuscita a realizzare maschere e calchi facciali in grado di tradire senza difficoltà il nuovo smartphone.
La dimostrazione arriva dalla società di sicurezza Bkav, tramite un video condiviso sulla piattaforma YouTube. Il gruppo ha realizzato delle complesse maschere tridimensionali, composte da una base realizzata tramite stampa 3D, un naso in silicone e la sovrapposizione di immagini 2D ricavate dal volto del proprietario di iPhone X. In alcune aree della maschera, come la fronte, è quindi stato applicato uno speciale materiale, tale da interagire con le componenti di TrueDepth come un vero volto umano.
Il risultato è davvero sorprendente: posizionando la maschera di fronte a iPhone X, il telefono viene rapidamente sbloccato, senza alcun tipo di tentennamento. In altre parole, lo smartphone non è in grado di distinguere il vero volto del proprietario dalla sua ricostruzione nelle tre dimensioni. Secondo la società di sicurezza, di conseguenza, la tecnologia non sarebbe sufficientemente matura per garantire sufficiente privacy agli utenti finali.
Naturalmente, è abbastanza raro che una simile possibilità avvenga, poiché serve comunque un’attrezzatura speciale e un know-how non indifferente per elaborare una così intricata maschera. Allo stesso tempo, però, l’esperimento dimostra come questa possibilità esista e, seppur remota, possa essere sfruttata da malintenzionati.
Come già accennato, Apple ha più volte sottolineato come Face ID rimanga una tecnologia sicura, più affidabile del precedente Touch ID, dati i maggiori punti di scansione di cui le componenti TrueDepth approfittano per riconoscere il proprietario. Nel dettaglio, vi sarebbe una probabilità su un milione, stando alle stime dell’azienda, che il device possa essere sbloccato non dai legittimi proprietari.