L’ente Beijing Municipal Transport Commission di Pechino ha comunicato che, sottostando a determinate condizioni, le aziende intenzionate a sperimentare le proprie tecnologie dedicate alle self-driving car saranno in grado di far circolare sulle strade pubbliche della Cina i loro veicoli a guida autonoma.
Il colosso asiatico sceglie dunque di premere sull’acceleratore, favorendo l’ottimizzazione e l’adozione dei sistemi che caratterizzeranno la mobilità del futuro. Una decisione che arriva ad oltre un anno di distanza da quella che, nel luglio 2016, ha vietato la circolazione delle vetture autonome sulle autostrade del paese, in attesa di poter definire e approvare nuove regole sul tema. Le tempistiche sono andate protraendosi, tanto che Baidu e il suo amministratore delegato Robin Li nei mesi scorsi sono finiti sotto accusa per aver condotto dimostrazioni non autorizzate della tecnologia driverless sviluppata.
La revisione della normativa prevede la possibilità, per i gruppi interessati, di ottenere un permesso temporaneo che autorizza a testare i veicoli autonomi, ma come detto in apertura solo ed esclusivamente in specifiche condizioni e su determinate strade. Le self-driving car, ad esempio, dovranno essere coperte da una polizza assicurativa per la gestione di eventuali incidenti e a bordo dovrà essere sempre presente un conducente in carne e ossa pronto ad assumere il comando manuale del veicolo se necessario, in caso di emergenza. Una commissione di esperti valuterà poi la bontà dei dati e dei feedback raccolti.
La Cina si unisce così a paesi come Singapore e gli Stati Uniti che ormai da tempo permettono di mettere alla prova i sistemi di guida autonoma in condizioni di traffico reali. Una decisione attesa dalle realtà del colosso asiatico che stanno investendo sulla guida autonoma: la già citata Baidu con la propria piattaforma Apollo, sulla quale a partire dal prossimo anno si baserà la produzione di veicoli destinati al mercato.